Il “verde” sta tornando prepotentemente, e per fortuna, ad avere un ruolo decisivo all’interno delle forme della costruzione sociale. E’ necessario, anzi urgente, e l’abbiamo capito (forse).
Ma da quando si parla di “ecologia”? Chi sono stati i pionieri della rivoluzione ecologica? Come il mondo vegetale ha condizionato la storia politica e sociale? E se vi dicessi che risposte a queste domande le potete trovare in una mostra artistica piuttosto singolare?
Avete tempo ancora fino al 2 novembre per recarvi a Torino presso il PAV (Parco Arte Vivente) e vistare la collettiva curata da Marco Scotini, intitolata“Vegetation as a political agent”.
Si tratta di un progetto che narra la storia dell’elemento vegetale e dei momenti storici in cui esso ha rappresentato un segno di emancipazione sociale.
Questa esposizione vede protagonisti 13 artisti internazionali che si sono sbizzarriti con interventi artistici e architettonici; ma ci sono anche documenti che attestano le prime rivoluzioni ecologiche, illustrazioni, materiali d’archivio e manifesti prodotti in un’ampia varietà di contesti culturali differenti. La geopolitica che ne fa da sfondo va dall’Oceano Indiano (Isole Mauritius e Réunion) alla Guinea-Bissau, dal Sudafrica al territorio messicano.
Attraverso il percorso espositivo, tra artisti e attivisti verdi, potrete conoscere quali furono i primi movimenti di difesa del proletariato rurale, scoprire cos’è il “treesitting”(forma di protesta in difesa degli alberi), ammirare progetti di arte e orticoltura urbana e meravigliarvi di fronte all’archivio globale di semi.
Sono presentate anche forme di espressione e immaginari collettivi sui temi della rivoluzione verde con le maschere e i costumi disegnati da Piero Gilardi e indossati nelle animazioni teatrali contro l’impiego di OGM nelle coltivazioni di mais.
Nella corte del PAV potrete poi osservare le due installazioni ambientali realizzate per questa esposizione: il gruppo Rozo, che ha costruito una vera e propria architettura vegetale, un rifugio chiamato “Salle verte”; il collettivo americano Critical Art Ensemble che ha creato invece “Sterile field” una porzione di terreno, in parte ricavata da un lembo di strato erboso del parco del PAV e reso disponibile per l’operazione, lavorata con il metodo roundup ready, procedimento chimico di diserbo invasivo che, su lunga durata, distrugge la biodiversità.
Insomma, un’occasione unica per fare il punto della situazione sul ruolo della “vegetazione” e di come essa possa innescare e contribuire a un necessario e auspicabile processo di “de programmazione” architettonico, economico e sociale.
Il PAV si trova in Via Giordano Bruno, 31 – Torino
Orari: venerdì, 15 – 18; sabato e domenica, 12 – 19. Gratuito l’ultima domenica del mese.
Gruppi e scuole possono visitare il museo, le mostre e il parco, così come partecipare alle attività, dal martedì al venerdì (ore 10 – 17). Su prenotazione.