Vik Muniz è l’artista che ha creato toccanti installazioni artistiche con i rifiuti della discarica di Rio de Janeiro
Vik Muniz e la sua Waste Land. Forse questo artista è in assoluto colui che ha saputo mescolare in modo magistrale i concetti di rifiuto, arte, ri-circolo e “upcycling” in un qualcosa che diviene “ode alla vita stessa”. E lo ha fatto in una maniera toccante e sorprendente.
Stiamo parlando di un uomo che è nato e ha trascorso la sua infanzia in Brasile, in povertà e precarietà e che per un caso, una fatalità, oltre naturalmente a un innegabile talento, è diventato un artista affermato e quotato in tutto il mondo. Ora vive tra New York e Rio de Janeiro.
The Universal Sea – Pure or Plastic?!: il movimento che trasforma i rifiuti in arte
Tutto comincia con la passione di Vik per l’utilizzo di “ingredienti” poveri, piuttosto comuni, per creare opere d’arte: zucchero e caffè, fili, stoffe, carta. Ogni materiale è per lui fonte di ispirazione. Ma il progetto Waste Land, narrato nel bellissimo documentario “Waste Land” di Lucy Walker va oltre tutto questo.
Muniz si reca in una delle più grandi discariche del Mondo, Jardim Gamacho a Rio de Janeiro. Un posto dove confluiscono i rifiuti solidi di una megalopoli. Qui, non solo comporrà opere d’arte con oggetti “rubati” alla discarica; ma lo farà avvalendosi del prezioso aiuto di chi vive e trae sostentamento da questo inferno, i catadores, uomini, donne, ragazzi, che cercano tra la spazzatura, ogni giorno e incessantemente, qualcosa di salvabile, di utile, di “buono”.
Loro, questi disperati dall’incrollabile dignità, contribuiranno alla creazione delle opere d’arte. Lui, Vik Muniz, li immortalerà in giganto-ritratti, costituiti propri da quei maledetti rifiuti. Un’ode a chi vive della spazzatura gettata da altri. Come poesie struggenti, queste enormi istallazioni sono un canto all’umanità che si distrugge con le sue stesse mani, ma che potrebbe avere la forza di rinascere, se solo lo volesse.
Dietro ogni scatto fotografico che Vik fa per immortalare le composizioni, c’è una storia umana, un’esistenza che vive o sopravvive in questa discarica.
Vik Muniz espone le sue opere in musei, gallerie d’arte e spazi culturali in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, al Sud America, all’Europa.
Attualmente sta esponendo al festival “Les Recontres d’Arles Photographie” (dal 7 giugno al 21 settembre 2014) una serie di opere composte da fotografie, cartoline e ritagli di giornali, assemblate per ricostruire ritratti e scene quotidiane e luoghi che non esistono più come le Twin Towers o una spiaggia di Beirut.
Il suo occhio è sempre alla Terra e alla sua esistenza in bilico tra autodistruzione e rinascita.