Torino e i suoi veleni

Torino e i suoi veleni

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Torino e i suoi veleni ultima modifica: 2014-07-05T08:00:49+02:00 da Silvia Faletto
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Torino e i suoi veleni, la cappa di smog che avvolge il capoluogo piemontese è altamente dannosa per i cittadini. Gli studi lo dimostrano

Chi vive a Torino lo sa bene: ci sono giornate in cui la grigia cappa che la avvolge fa sì che appaia come una città di fantasmi, tetre ombre che passeggiano confuse dentro una nebbia invisibile ai loro stessi occhi. 

Questa “cappa” di polvere non è parte di Torino stessa, e nemmeno collegata a fenomeni naturali caratteristici, seppur favorita dal clima della città.

Certamente, l’assenza di ventilazione e la forte umidità non aiutano, ma se vogliamo cercarne cause e colpevoli non dobbiamo fare altro che guardarci allo specchio: mezzi di trasporto inquinanti e sovrabbondanti, condizionatori estivi e riscaldamenti accesi fino a giugno non peggiorano solo le finanze, ma costituiscono anche un rischio per la nostra salute.

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Secondo l’articolo PM10 size distribution of metals and environmental-sanitary risk analysis in the city of Torino [Analisi della concentrazione e distribuzione delle polveri sottili PM10 di metalli e del rischio ambientale-sanitario nella città di Torino], le interazioni tra tali polveri ed i sistemi biologici sembrano essere molto rilevanti.

Infatti, le analisi effettuate da questo recente studio – pubblicato l’11 aprile scorso sulla rivista Chemosphere da un gruppo di ricercatori italiani – mostrano che le particelle più sottili dei metalli presenti in atmosfera sono potenzialmente in grado di penetrare in profondità nel flusso sanguigno, passando attraverso gli alveoli e finendo quindi per essere trasportati in tutto l’organismo, finanche al cervello.

In particolare, i risultati di questo studio evidenziano che, tra le varie PM10, i potenziali rischi tossici derivano da Manganese e Cadmio, pericolosi sia per lo sviluppo celebrale -una concentrazione troppo alta di Manganese nel sangue provoca danni al sistema neurologico, con sintomi simili al morbo di Parkinson-, sia per la probabilità di contrarre cancro e problemi al sistema endocrino- il Cadmio ne può essere responsabile, così come provocare un’ instabilità genomica data attraverso complessi meccanismi multifattoriali.

Anche se i livelli di esposizione per inalazione di tali metalli possono essere considerati troppo bassi per indurre fenomeni di tale gravità, la loro presenza – anche in tracce – svolge un ruolo importante quale fattore di esposizione cronica, come dimostrato dallo sviluppo, negli ultimi anni, di un maggiore numero di problemi di salute legati alle polveri sottili riscontrati tra la popolazione locale.

Come evidenziato da un altro studio sul medesimo argomento, le diverse normative internazionali e nazionali sulle emissioni e sulla qualità dell’aria stanno già dando i loro frutti: infatti, nonostante le lamentele della popolazione locale, le varie iniziative stanno portando ad un abbassamento dei livelli record di PM10 nell’atmosfera raggiunti negli scorsi decenni. 

Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga: le emissioni di polveri sottili dovute ad attività antropiche torinesi, purtroppo, stanno aumentando negli anni, con effetti negativi sulla salute tuttora presenti.

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Come apportare effettivi miglioramenti in questo campo? Secondo gli autori di questa ricerca, a livello politico occorre introdurre nuove regole sulle PM1 (diametro inferiore a 1 micron), oggi la principale frazione delle polveri sottili (65%) ed in grado di penetrare profondamente attraverso l’apparato respiratorio, definendo nuovi limiti nelle soglie regionali.

In attesa di iniziative istituzionali, noi possiamo difenderci ed evitare danni collaterali al nostro clima in vari modi.

Prima di tutto, evitando soprattutto a bambini, anziani e persone affette da malattie cardiovascolari o problemi respiratori, l’eccessiva esposizione allo smog, non svolgendo attività fisica all’aria aperta in vie trafficate o in giornate di particolare inquinamento.

In secondo luogo, utilizzando condizionatori e riscaldamenti in modo consapevole e con criterio, limitando anche l’utilizzo dell’auto all’effettiva necessità.

Ne gioveranno l’ambiente, il portafogli e la salute di tutti noi. 

Torino e i suoi veleni ultima modifica: 2014-07-05T08:00:49+02:00 da Silvia Faletto

25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

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