Progetto Sentieri, i risultati dello studio sono drammatici: i tumori sono in aumento esponenziale, ma ai cittadini non è garantita la prosecuzione del progetto a scopo divulgativo
C’è un’Italia che muore in silenzio, violentata dalla devastazione ambientale; un’Italia dove i tumori sono aumentati del 90% in 10 anni. Un paese avvelenato, dicono gli studi. Tiroide, mesotelioma, mammella, le zone del corpo più colpite. Le popolazioni esposte ai Sin (siti di interesse nazionale per le bonifiche) sembrano già condannate, e il contagio potrebbe essere solo questione di tempo.
Il nuovo studio Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) ha analizzato le condizioni in cui versano circa 5 milioni di Italiani che sono costretti a vivere nei pressi di discariche tossiche, industrie chimiche che hanno contaminato terra e acque con i loro sversamenti, immissioni tossiche dei camini delle centrali a carbone. Per ora l’indagine si sofferma sull’incidenza oncologica nei 18 siti in cui è attivo il registro tumori, ma lo studio è in via di formazione e si attende il computo completo di tutti i 44 siti, se non altro per ottemperare alla parità di trattamento, di cui tutta la popolazione nazionale deve godere.
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Il dato che emerge è il seguente: Taranto e l’ormai nota “Terra dei fuochi” sono certamente zone critiche dove la salute sembra quasi un lusso, ma non costituiscono le sole e grandi emergenze nazionali. Si registrano preoccupanti aumenti del cancro alla pleura a Priolo (SR) e e Biancavilla (CT), dove si registra un eccesso di tumori della pleura causa presenza di una fibra asbestiforme di recente identificazione: la fluoro edenite. Le industrie chimiche stanno genuflettendo la fascinosa Venezia e i comuni limitrofi. E poi Trieste, Terni, causa problemi relativi alla inquietante diffusione delle fabbriche di cemento-amianto. A Porto Torres (SS) si registrano aumenti delle patologie respiratorie e dei tumori del polmone a causa di raffinerie e poli petrolchimici.
Il rapporto precisa inoltre che è necessario avviare un programma di biomonitoraggio umano per una serie di siti di interesse nazionale, come quello che afferisce al bresciano o al Trentino. Sono stati infine richiesti programmi di ricerca sulla catena alimentare in precise aree del litorale domizio, flegreo e agro aversano.
C’è un altro dato allarmante, un nodo che deve obbligatoriamente esser dipanato in tempi stretti: malgrado i costi non siano affatto proibitivi, il rapporto Sentieri non ha la certezza di andare avanti e continuare a fare luce sulle drammatiche condizioni in cui versa parte della popolazione italiana. Seguono, dunque, aggiornamenti.
