The Ghosts in Our Machine, il film che racconta l’attivismo di Jo-Anne McArthur, fotografa degli animali vittime della società moderna nel tentativo di farli apparire più umani possibile
Donare agli animali un’identità più umana affinché vengano riconosciuti i loro diritti. Questo è “The Ghosts in Our Machine”, documentario a concorso a CinemAmbiente 2014. Dopo l’uscita del manifesto che mette la bicicletta al centro dei riflettori, il Festival inizia a svelare le pellicole prescelte.
La scelta ricade su un film scritto, diretto e prodotto da Liz Marshall, in prima visione assoluta in Italia. L’opera, tutta canadese, è un reportage che racconta l’attivismo di Jo-Anne McArthur, fotografa, in prima linea per la difesa dei diritti degli animali. Un documentario nato dall’amore per gli animali, che non si limita a predicare, ma mostra come nella nostra società gli animali vengano barbaramente sviliti e considerati niente altro che merce. La regista vuole invece dimostrare che gli animali sono esseri viventi , e nonostante questo vengono sfruttati ed uccisi per diventare cibo, abbigliamento, utilizzati nel campo della sperimentazione e dello spettacolo, per far divertire le persone.
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Gli animali visti attraverso l’obiettivo di Jo-Anne sono immortalati in location poco amene. Verrete catapultati in allevamenti intensivi, laboratori, macelli e acquari. Spiegato quindi il titolo, fantasmi: ciò che sta dietro i meccanismi economici e consumistici che muovono la società e che le persone stentano a percepire.
Il film che ha già partecipato a diversi concorsi, ha fatto parlare di sé soprattutto a causa dell’elevato livello di crudeltà di alcune scene. Variety, autorevole rivista statunitense, nella sua recensione ha preso atto delle buone intenzioni, ma conclude, forse un po’ troppo frettolosamente, che la pellicola non farebbe altro che terrorizzare il destinatario non facendo breccia nelle coscienze. Convincere le persone a cambiare atteggiamento non è cosa semplice e, qualora si superi una certa soglia, è matematico che tutti gli sforzi si vanifichino. Immagini molto forti dunque sconvolgono di più di quanto possano illuminare.
In effetti il film pone una questione mai risolta all’interno del variegato mondo dell’attivismo animalista e in generale di quello ambientalista. È giusto mostrare e fino a dove è strumentale spingersi. Annoso dilemma che peraltro accomuna tutti i comunicatori. Ma a mio parere la questione su cui concentrarsi è invece un’altra. La pellicola racconta storie che molti immaginano, ma che per comodità preferiscono non conoscere e non vedere.
Proprio per questo il progetto che va ben oltre il film e che è denominato “We Animals” mira ad abbattere quelle barriere psicologiche che l’uomo frappone fa sé e gli animali finendo per considerarli alla stregua di oggetti e non come esseri senzienti.
In conclusione, per alcuni, Liz Marshall ha ottenuto risultati strazianti, per altri è stata molto in gamba a sfruttare l’empatia, il talento e la rivoluzionarietà della McArthur.
Non posso concludere senza soffermarmi su Jo-Anne, donna che dedica la sua vita alla liberazione animale, e lo fa con passione e devozione. Una donna che mette la propria sensibilità al servizio della vita, di ogni forma di vita, e che cerca di stimolare la naturale affinità che esiste tra l’uomo e le altre specie viventi.
Sono sicura che il film piacerà agli animalisti e a chi ha già fatto scelte etiche nella quotidianità. La grande sfida cinematografica sta però nel convincere le persone a rivedere i loro stili di vita e le loro abitudini. Ma si sa, i documentari sono fatti per educare.
Un’ultima raccomandazione. Le immagini seppur a tratti inquietanti meritano di essere viste su schermi cinematografici, anzi sugli schermi di CinemAmbiente! Aspettiamo fin da subito i vostri commenti. Diteci se anche secondo voi “The Ghosts in Our Machine” è una rappresentazione unilaterale di una questione complessa o se si può considerare un messaggio universale e utile alla causa animalista. Per commentare ricordatevi che l’hashtag di questa edizione del festival è #CA17.
E’ più che giusto che la gente si renda conto cosa devono subire tutti gli animali, tutti dovrebbero vedere questo film e aprire gli occhi, finalmente un’occasione per sensibilizzare chi non sa o non vuole sapere.
Grazie anche voi che lo diffondete
grazie a te per aver condiviso il tuo pensiero
Complimenti!
Articoli ‘pensati’ ed esaurienti come raramente accade.
Buona giornata e buon lavoro
grazie! ci impegnamo tutti i giorni affinchè si diffonda una cultura “più ambientale e più cruelty-free”
Il documentario verrà proiettato martedì 3 giugno 2014 alle ore 22,30 al Cinema Massimo, via Verdi 18, Torino.
Replica mercoledì 4 giugno alle 21, presso il Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi 13, Torino