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Costruire case di terra si può: ce lo spiega Davide Frasca di VideTerra

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Costruire case di terra si può: ce lo spiega Davide Frasca di VideTerra ultima modifica: 2018-10-19T08:00:52+02:00 da Claudia Zangarini
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Costruire una casa con la terra è possibile? Sì, lo sostiene Davide Frasca che ha dedicato la sua tesi del master in architettura sostenibile alla London Metropolitan University di Londra nel 2011, all’architettura in terra

Il suo curriculum è bello lungo, tra le sue esperienze spiccano una su tutte la sua istruzione a Auroville Earth Institute in India per la progettazione di archi, cupole e volte utilizzando mattoni di terra cruda compressa.

Insomma una sfida che ancora oggi lo impegna: Davide tiene corsi e spiega come è possibile, oggi nel 2018 poter vivere in una casa di terra. Un’abitazione economica ma sopratutto a impatto ambientale minimo.

Davide Frasca
Davide Frasca

Certo l’idea di poter vivere in una casa di terra porta a farsi un sacco di domande, così, noi di eHabitat abbiamo pensato di toglierci ogni curiosità o dubbio facendo alcune domande Davide.

Come possono costruzioni in terra, paglia e argilla superare le difficoltà causate dalle intemperie?

La buon regola del costruire ci insegna che è sempre importante assicurare alla nostra abitazione dei buoni stivali e un buon cappello, ciò per dire che è importante che l’abitazione sia sufficientemente protetta alla base (ad esempio dall’acqua di risalita) e che al contempo sia protetta dall’acqua meteorica.

Questo è particolarmente vero e importante per le costruzioni in terra cruda. È altresì importante capire i pregi e le debolezze del materiale che usiamo e quindi utilizzare quest’ultimo entro i limiti peculiari dello stesso.

Per quel che riguarda la terra noi sappiamo che essa a contatto con un certo quantitativo di acqua perde le sue capacità di resistenza meccanica, quindi i muri in terra rimangano protetti dall’acqua avremo un’abitazione longeva.

Le case di terra che abbiamo ereditato infatti hanno i primi 40-50 cm di muro (partendo da terra) fatti di materiale diverso dalla pura terra (spesso mattoni cotti o pietre) e un tetto con uno sporto sufficiente da proteggere il muro dalla pioggia.

Le piogge di stravento tendono a erodere i muri in terra ma, per lo spessore del muro stesso, ciò non inficia la stabilità del muro se non in caso di erosioni importanti perpetuate nei decenni. Le finiture esterne in calce sono un’ottima soluzione a questo problema.

Le molte cascine (anche abbandonate) presenti nella piana alessandrina dimostrano la longevità e la resistenza di questi manufatti anche a fronte di fenomeni erosivi portati dalla pioggia. Le numerose case di terra che abbiamo in Italia, molte delle quali hanno qualche secolo alle spalle, sono testimonianza “vivente” della loro resistenza in vari climi e condizioni atmosferiche.

adobe, mattone in terra cruda
Adobe, mattone in terra cruda

Non conosco nelle specifico quali tipi di venti potrebbero mettere a rischio queste strutture (parlo di quelle tradizionali a pianta rettangolare con tetto in coppi), trovo molto improbabili che venti anche violenti possano rendere instabili muri massivi di terra (che da noi non raggiungono mai altezze importanti), la parte più sensibile che potrebbe subire danni sarebbe eventualmente il tetto. Nelle parti del mondo dove le forze dei venti sono devastanti le forme a cupola, come le strutture in terra ogivali costruite con tecnica SuperAdobe, sono sicuramente quelle più adatte.

Perché, allora, questa metodologia non viene promossa? Come si possono aggirare eventuali ostacoli burocratici e incoraggiare a fare questo investimento?

Direi che le costruzioni in terra non vengono promosse principalmente per due motivi: la prima è che a oggi la normativa italiana non favorisce tecniche e materiali che non siano specificatamente inclusi nelle normative per le costruzioni.

Ciò sicuramente non stimola tecnici e professionisti ad imparare l’uso delle tecniche in terra e quindi proporle ai propri clienti perché non vedono una possibilità applicativa reale a causa della normativa vigente.

La seconda ragione è che la terra è competitrice di altri materiali abbondantemente usati, anzi direi abusati, nell’edilizia convenzionale.

Questi materiali derivano da processi industriali gestiti da grosse società i quali interessi economici sono direttamente collegati all’uso massiccio di questi prodotti.

La terra non dovendo subire particolari processi industriali diventa di scarso interesse per gli investimenti di queste società. Si potrebbe dire anzi che molto probabilmente la terra è vista come un pericolo per i loro investimenti.

Questo scarso interesse si traduce in pochi o zero investimenti sulla terra, che corrispondono a poca o zero promozione della terra. La prima e la seconda ragione ovviamente si intrecciano e si rafforzano a vicenda.

Come aggirare allora gli ostacoli burocratici?

Come posso rispondere a questa domanda senza mettermi nei guai?

Facciamo il quadro, non semplice, della situazione. Per la normativa italiana la terra non esiste come materiale da costruzione, cioè non è menzionata tra i vari materiali, quindi non è normata.

Non c’è un divieto specifico ma, dal mio punto di vista, c’è un ammanco normativo. Qualcuno vede una breccia in questo non divieto ma di fatto non conosco nessuno che abbia esplorato questa possibilità e sia arrivato a una concessione.

Per andare al sodo: se si propone una struttura portante in terra cruda il progetto con tutta probabilità verrà respinto perché non inquadrabile nella normativa per le costruzioni, qua però si apre un altro spiraglio che è quello di utilizzare la terra non nelle parti strutturali ma in quelle di riempimento (non portanti). Si aprono quindi possibilità concrete di modelli ibridi in cui la struttura portante può essere fatta ad esempio in legno e i tamponamenti in terra.

case di terra: muretti d'ingresso
Muretti d’ingresso

Se invece si vuole andare su strutture portanti in terra si entra, in Italia, in un campo in qualche modo inesplorato, non esiste un iter burocratico per costruire una casa di terra con muri portanti principalmente perché nessuno lo ha mai fatto.

Quindi, avanti i pionieri, la normativa deve essere sfidata. Io personalmente penso che la normativa sarà l’ultima cosa che cambierà, per prendere semplicemente atto di quello che nel frattempo è diventata una normalità, una cosa accettata, una cosa auspicata, una scelta di buon senso, ma so che non tutti la vedono così.

Perciò parte dell’impegno di chi si occupa di terra cruda è, oltre a trovare una risposta normativa, quello di diffondere il verbo dimostrando in modo concreto le possibilità di questo fantastico materiale. Per non scoraggiare chi mi legge, vorrei dire che le possibilità della terra all’interno della vostra casa sono molteplici, dai tramezzi interni a intonaci, pavimenti, arredi e molto altro.

Quanta manutenzione richiede questa lavorazione rispetto alle case in cemento?

La manutenzione dipende molto da che materiali si usano e da come si usano, nonché dai dettagli progettuali e costruttivi.

Una casa di terra che è in grado di gestire bene le acque nel sottosuolo e quelle meteoriche e che abbia un buon intonaco resistente a erosione non ha bisogno di particolare manutenzione se non quella ordinaria.

Non riesco a fare un parallelo con un edificio convenzionale perché non ho dati in merito ma credo che le perfomance siano paragonabili se non superiori ad un edificio convenzionale, bisogna fare però alcune precisazioni: un edificio in terra è sicuramente più sensibile a incidenti che hanno a che fare con l’acqua.

Per esempio una tubatura che perde, oppure un coppo che si spacca e lascia entrare acqua, quindi in qualche modo il rischio di manutenzione è più alto per le costruzioni in terra perché la variabile acqua è più dannosa per un muro di terra che per una muro di mattoni cotti.

Generalmente in una casa vissuta si identificano subito i problemi dovuti all’acqua e si può intervenire prima di arrivare a manutenzioni di una certa rilevanza. Detto ciò ci tengo a precisare che una casa di terra ben protetta dall’acqua può dimostrare di essere estremamente longeva perché la terra, al contrario di un pilastro in cemento armato, non dovrebbe subire alcun degrado chimico-fisico nel tempo, la stessa cosa invece non la si può dire per i ferri di armatura e il legante cemento.

Vedi possibile in un futuro la reale possibilità che si possa fare questa scelta come alternativa di vita e che queste “nuove”, anche se in realtà antiche, abitazioni possano nascere e convivere con quelle di cemento?

Non ho dubbi sul fatto che anche in Italia si possa arrivare alla reintroduzione di abitazioni di terra anche perché quello che noi vediamo come futuro in diversi paesi è già presente, e non parlo di quelle regioni del mondo che non hanno mai smesso di costruire con la terra ma di paesi del “primo mondo” che acconsentono all’uso della terra per nuove costruzioni. Ad ogni modo se la crisi petrolifico/energetica sarà severa e inesorabile come molti scrivono non credo che le case di terra diventino una scelta solo per chi ha una sensibilità ecologica ma un’ opzione obbligata per molti. Ovviamente insieme alla terra metto tutti quei materiali che utilizzano in modo intelligente le risorse locali, che non siano inquinanti e che abbiano un’impronta energetica sostenibile.

Un eventuale futuro rialzo del prezzo del cemento porterà naturalmente ad utilizzarne di meno e ad utilizzarlo in modo parsimonioso, solo dove e quando serve, come dovrebbe già essere fatto ora, perché l’impatto ambientale di questo potente legante è molto alto ed è veramente da irresponsabili utilizzarlo dove se ne potrebbe fare a meno. La decisione di vivere in una casa di terra non ha necessariamente a che vedere con una particolare scelta di vita ma indubbiamente è una scelta che appartiene a chi condivide certi principi. Il grande salto, a mio avviso, che non riguarda solo il materiale terra in sé ma, che ha più a che vedere con una scelta di vita, avverrà quando le autorizzazioni alla costruzione verranno seguite dalla possibilità concreta di autocostruirsi la propria abitazione, cosa che io auspico fortemente.

ricovero per galline ovaiole
Ricovero per galline ovaiole

La convivenza con l’edilizia convenzionale non la vedo un problema, credo che si possa arrivare a una normale integrazione della terra con altri materiali oggi protagonisti.

Nel 2012 sei stato all’Auroville Earth Institute in India dove ti hanno istruito su alcune tecniche. Hai voglia di parlarci di questa esperienza?

L’esperienza all’Auroville Earth Institute è stata importante perché ha rappresentato il momento in cui ho unito il mio interesse per la terra cruda con quello per gli archi, le cupole e le volte. È stato interessante anche a livello culturale perché ero l’unico studente non indiano. Ad Auroville ho potuto toccare con mano la possibilità di costruire archi, cupole e volte utilizzando mattoni in terra compressa, buona parte dell’istituto è proprio costruito con questa modalità. La cosa che mi ha impressionato di più è la semplicità con cui riescono a costruire le loro volte senza alcuna centina o supporto grazie alle proprietà adesive dell’argilla.

A questo riguardo ricordo la dimostrazione di un mastro che prese un mattone di terra e, posta della malta di terra su una faccia del mattone, lo incollò sulla facciata di un muro verticale per semplice pressione, poi proseguì con un secondo mattone e lo attaccò con la stessa modalità a quello appena messo.

Proseguì così con altri mattoni mentre noi osservavamo stupefatti l’argilla sfidare la forza di gravità, quando arrivò a creare uno sbalzo di circa mezzo metro con una serie di mattoni incollati un dietro l’altro ci aveva già convinti tutti delle impressionanti capacità colloidali della terra.

Come si può togliere il preconcetto che una casa di terra non possa far parte della nostra cultura visto che come ben ci spieghi non è affatto così? Pensi che si potrà mai combattere questo preconcetto?

Quando parlo della possibilità di costruire case con la terra a persone che non ne hanno mai sentito parlare prima queste mi rispondono “per costruzioni in terra intendi una capanna, una baracca?”.

Mi accorgo come l’immaginario collettivo ricolleghi la terra alla tribù africana, alla ruralità estrema, alle condizioni di povertà o che noi consideriamo di degrado.

Parte di questa visione può essere ridimensionata semplicemente mostrando come la terra possa essere utilizzata per realizzare svariate architetture che soddisfano i modelli estetici e prestazionali di quello che noi chiamiamo una “vera abitazione”.

Ma il preconcetto più profondo è fortemente culturale, la terra è associata alla povertà, al non progresso, quindi per molti, ma non per tutti, a priori non è accettabile o dignitoso vivere in una casa di terra perché è un regresso a una condizione che precedentemente era stata abbandonata per andare alla conquista di un nuovo status sociale.

È sufficiente pensare a come la parola “terra” è stata utilizzata in modo dispregiativo nella definizione “terrone” affibbiata a chi proveniva dalle condizioni di ruralità e di lavoro della terra per capire come questa parola sia stata caricata di un accezione negativa.

Senza entrare in approfondimenti sociologici di cui non sarei competente, e senza neanche creare delle generalizzazioni, non mi stupisce che parte della persone che hanno fatto questo salto dalla ruralità al progresso rappresentato dalla città o dall’industria abbiano difficoltà ad accettare l’utilizzo della terra, per una sorta di nostalgia amara che mi sembra di notare in alcuni.

Oggi però la parola “terra” e il colore terra hanno sempre più una connotazione che è legata all’ecologia, alla sostenibilità, alla salute, alla scelta etica, alla genuinità, aspetti che sempre più però vengono associati ad un benessere economico, ed ecco qua come tutto il gioco cambia perché nel paradigma capitalistico in cui viviamo questi diventano valori perché associati ad un certo status economico e sociale. Mi sembra proprio che ci stiamo muovendo in questa direzione.

L’idea di utilizzare certi tipi di materiali ecologici e sostenibili anche in edilizia è sempre più presa in considerazione e immagino che, con i tempi che contraddistinguono la nostra Italia, si arriverà ad un utilizzo importante di questi materiali nel prossimo futuro.

I cambiamenti come sempre devono essere prima culturali, quando e se la terra diventerà “pop” perché “lo ha detto la televisione” l’associazione della terra con la povertà e il degrado verrà sovvertita, con tutte le conseguenze del caso.

Come prospettiva globale ciò che mi preoccupa di più non sono i tempi con i quali noi italiani ci sganceremo da certi preconcetti ma la velocità con la quale molti paesi definiti “in via di sviluppo” abbandonano le tradizioni millenarie di costruzione con la terra per seguire il modello di progresso occidentale fatto di blocchetti di cemento e grosse vetrate.

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Costruire case di terra si può: ce lo spiega Davide Frasca di VideTerra ultima modifica: 2018-10-19T08:00:52+02:00 da Claudia Zangarini

Nata a Torino nel 1982, manifesta velleità artistiche fin dai 3 anni con imitazioni documentate di Simon Le Bon. Negli anni non è diventata la front man di nessun gruppo pop ma ha studiato canto, recitazione, fotografia e un sacco di altre cose perché le piace studiare, punto. Finito il liceo artistico tra un’esperienza e l’altra si laurea prima in Cinema e poi in Teatro Sociale Comunità, lavorando sopratutto in contesti psichiatrici. Ama immergersi nella natura e cerca di fare dei suoi viaggi delle esperienze da poter raccontare con parole e immagini. È la scrittura infatti il suo grande amore e questo, l’ha portata oggi, a vivere sopratutto di giornalismo e comunicazione.

4 Commenti

  1. L’idea di abitare in una casa di terra cruda e molto accogliente e rilassa ecco perché mi interessa conoscere persone che ne costruiscono. Sono una ditta che restaura case a Firenze e sono stato in Perù 2 mesi i una casa di terra e ne ho riparate on le loro tecniche, ora voglio farne anche io se mi aiutate chipossocontattare per unirmi.

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