Centro de Ciéncia do Café: un museo interattivo sulla scienza e sulla storia del caffè

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Centro de Ciéncia do Café: un museo interattivo sulla scienza e sulla storia del caffè ultima modifica: 2018-09-05T08:00:01+02:00 da Davide Mazzocco
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A Campo Maior, in Portogallo, un’esperienza che coinvolge tutti e cinque i sensi raccontando la coltivazione del caffè e il suo ruolo nell’alimentazione, nell’economia e nella cultura

Nel centro della piazza di Campo Maior, in Portogallo, una statua celebra Rui Nabeiro, fondatore del Grupo Nabeiro – Delta Cafés, quinta impresa mondiale del settore del caffè e azienda che ha riscattato questa zona del Portogallo da un passato di povertà. A pochi chilometri da questa cittadina, all’interno della Herdade de Argamassas e attiguo alla fabbrica del caffè, si trova il Centro de Ciéncia do Café, un museo interattivo che conduce i visitatori in uno straordinario viaggio nella storia di una delle bevande più diffuse al mondo.

Il caffè è il secondo prodotto più commercializzato al mondo dopo il petrolio. Negli ultimi anni la sua produzione mondiale è stata di 7,8 milioni di tonnellate. Ogni secondo vengono bevute 3000 tazzine di caffè. L’intera filiera del caffè genera un lucro compreso fra gli 11 e 14 miliardi di dollari l’anno e circa 500 milioni di posti di lavoro.

Il percorso inizia in un’ampia serra nella quale vengono ricreate le condizioni tipiche del clima tropicale: le piante ospitate in questo primo ambiente non sono che una piccola selezione delle circa 100 specie attualmente coltivate. Il paese leader nella produzione del caffè (1) è il Brasile (43,2 milioni di sacchi da 60 kg), seguito dal Vietnam (27,5 milioni), dalla Colombia (13,5 milioni), Indonesia (11 milioni) e dall’Etiopia (6,4 milioni).

Il Centro Ciencia do Café si trova a Campo Maior, in Portogallo, a pochi chilometri dalla frontiera con la Spagna
Il Centro Ciencia do Café si trova a Campo Maior, in Portogallo, a pochi chilometri dalla frontiera con la Spagna

Il caffè fra storia e leggenda

Ed è proprio l’Etiopia la culla della coltivazione del caffè. Nel secondo ambiente del museo viene proiettato un cortometraggio che narra la leggenda di Kaldi. Portate al pascolo, le capre di questo pastore etiope iniziarono a mangiare le bacche e a masticarne le foglie. Giunta la notte le capre anziché dormire iniziarono a muoversi con un’energia e una vivacità decisamente anomale; quando Kaldi decise di assumere le bacche, gli effetti “energetici” furono gli stessi.

Scoperto in Etiopia, il caffè si diffonde come bevanda comune nella Penisola Arabica, ma sarà soltanto la scoperta dell’America e la “globalizzazione” del commercio a diffonderla nei cinque continenti. Con la diffusione della coltivazione del caffè nelle colonie sudamericane, nel Seicento e nel Settecento la bevanda si diffonde in Europa e i luoghi in cui è possibile gustare il caffè diventano centri di aggregazione culturale e politica.

Oltre 1000 i pezzi esposti nella sala dedicata agli oggetti legati alla produzione e al consumo del caffè
Oltre 1000 i pezzi esposti nella sala dedicata agli oggetti legati alla produzione e al consumo del caffè

Un museo interattivo e multisensoriale

Saliti al primo piano, ci si imbarca su una nave diretta verso le Indie. Un simulatore ci dà la possibilità di metterci al timone e di navigare verso i porti esotici di America, Africa e Asia. Discesi dalla nave eccoci pronti a entrare nei più bei caffè del Portogallo. Seduti a un tavolo, con il green screen alle spalle, ci si scatta una foto nell’ambiente da noi prescelto: eccomi all’interno del Café Alentejano di Portalegre.

L'autore dell'articolo in una foto scattata con il green screen
L’autore dell’articolo in una foto scattata con il green screen

La visita prosegue nella parte dedicata al contrabbando. Negli anni Cinquanta e Sessanta i contrabbandieri portoghesi portavano il caffè in Spagna e un videogame consente ai visitatori di provare le emozioni di un traffico notturno fra poliziotti da evitare, corsi d’acqua da superare e posti di blocco da eludere.

È nella seconda parte del museo che l’esperienza si fa davvero multisensoriale coinvolgendo il tatto, l’olfatto e il gusto. Da alcuni rubinetti escono i profumi delle spezie e dei frutti che “colorano” il caffè: cannella, vaniglia, nocciola e limone. Si entra nella camera della torrefazione, una struttura sferica dove il racconto audiovisivo della tostatura è accompagnato dalla diffusione dell’aroma del caffè tostato.

Fuori dalla camera della torrefazione alcuni contenitori permettono ai visitatori di immergere la mano dentro i chicchi, valutandone la forma e la consistenza.

Un pannello interattivo mostra gli effetti benefici di un’assunzione moderata di caffè, mentre nell’area dedicata alla cultura si possono conoscere le opere d’arte, i libri e i film che hanno contribuito a diffondere la bevanda e lo stile di vita a essa legato. Avviandosi verso la fine del percorso espositivo si può ammirare una collezione di oltre 1000 pezzi con macinacaffè, macchine per la tostatura, caffettiere e tazzine.

Fra i film a tema citati nell'area dedicata alla cultura non potevano mancare "Casablanca" e "La dolce vita"
Fra i film a tema citati nell’area dedicata alla cultura non potevano mancare “Casablanca” e “La dolce vita”

All’appello manca ancora un senso: il gusto. La visita non può che concludersi con un caffè di quelli buoni servito al bancone con cui termina il percorso espositivo.

Per informazioni su orari e giorni di apertura e sulle modalità di ingresso si può consultare il sito del Centro de Ciencia do Cafè.

Foto Davide Mazzocco e Centro Ciéncia do Café

(1) Fonte: ICO – Dati di produzione del 2015)

 

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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