First Man – Il film di apertura di Venezia 75 ci porta sulla Luna

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First Man – Il film di apertura di Venezia 75 ci porta sulla Luna ultima modifica: 2018-09-02T08:00:03+02:00 da Emanuel Trotto
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Gli uomini, da tempo immemore, hanno guardato le stelle, cercando di scorgervi Dio dietro la loro luce. Ma, il più delle volte, hanno posato lo sguardo più da vicino. Più precisamente verso la sfera bianca che vediamo in cielo di notte. La Luna, prima di essere il nostro satellite, ha avuto tantissime altre identità. È stata Dea, sorella e sposa del Sole, è stato il luogo della ricerca della ragione. Ambiente utopico pieno di regni e imperi fantomatici. Reami nella quale gli eroi della letteratura hanno sempre aspirato a raggiungerla. Lo scopo era di fuggire alle banalità terrestri, e lo hanno fatto nei modi più disparati. Il Barone di Munchausen ci è arrivato in mongolfiera, Astolofo a volo di ippogrifo per recuperare il senno perduto di Orlando.

Anche il cinema si è lasciato incantare dalla Luna. Dalle pagine di Jules Verne ai fotogrammi del faccione accecato di Georges Meliès, è un attimo. È stato il primo amore della fantascienza, perché “prima tappa” nei viaggi interstellari. «Oggi la Luna, domani Marte, dopodomani chissà» verrebbe da dire.

Nella Storia, la corsa allo spazio risentiva di quest’aura fantastica. A livello politico era cosa seria. Negli Stati Uniti fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, si doveva battere i Russi alla conquista della nuova frontiera. Era l’atmosfera rarefatta della Guerra Fredda. Ancora una volta la Luna si presenta come risolutrice dei grandi problemi terresti. In un certo senso. In questo contesto si muoveva Neil Armstrong (1930-2012) quando arrivò alla NASA nel 1962. Divenendo nel 1969 il primo uomo sulla Luna.

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La vicenda di quella agognata partenza è fatta di sogni, studi, incertezze, passi falsi, salti nel vuoto. Qua si può cominciare a parlare di First Man – Il primo uomo di Damien Chazelle. Si tratta del film di apertura della 75ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, il 29 agosto. Il film è in anteprima all’interno della Selezione Ufficiale, mentre uscirà nei cinema italiani il 31 ottobreFirst Man segna il ritorno di Ryan Gosling (che impersona Armstrong) e Chazelle al Lido due anni dopo La La Land. Il progetto “lunare” era una notizia che circolava già da allora.

Il film prende le mosse dalla biografia The First Man: The Life of Neil A. Armstrong di James R. Hansen. Il libro narra la giovinezza di Armstrong, un uomo così appassionato al volo che prende la licenza di pilota prima della patente. Proprio questa sua passione, unita a un intelletto superiore alla media (era laureato in Ingegneria) e una incredibile calma, lo porteranno ad entrare nel Programma Spaziale dell’Air Force e poi alla NASA. Al suo interno si guadagna il rispetto dei componenti della missione lunare Apollo 11, ottenendo il privilegio di mettere per primo il piede sulla Luna, sorpassando il veterano Buzz Aldrin.

La missione procede con gli esiti noti a tutti, e Armstrong dovrà fare i conti con la sua celebrità. Conscio della sua nuova posizione, si assicura che il suo status di “First Man” non venga sfruttato commercialmente. È più interessato a divulgare la sua conoscenza alle nuove generazioni. Si ritirerà ad insegnare Ingegneria all’Università di Cincinnati. Allontanandosi dai riflettori, sarà anche promotore e consulente per le successive missioni. Questo nel libro.

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Il progetto di un film sulla sua vita era già da alcuni anni in cantiere. Infatti nel 2003 Clint Eastwood aveva acquistato i diritti della biografia scritta da Hansen. Dopo il suo film a tema “lunare”, Space Cowboys (2000), la vita del celebre astronauta era assolutamente congeniale. Ma il progetto prima latita, poi si blocca. A metà del 2010, Steven Spielberg con la Dreamworks Picture ricompra i diritti. Proprio grazie al successo del suo musical (La La Land), Chazelle viene ufficialmente scelto come regista del nuovo film. Occasione più unica che rara per il regista dall’affrancarsi dall’etichetta di “regista di film sulla musica” (il suo esordio era dedicato al jazz con Whiplash, 2014). La La Land può essere riassunto come una summa e come una pietra tombale del genere musical.

In First Man si decide di focalizzare, dopo un racconto corale, l’attenzione sul personaggio di Armstrong, nella interpretazione ermetica di Gosling. Egli interpreta un Neil Armstrong estremamentte ligio al dovere, ma anche uno spirito libero. Eccellente tecnico ma con un carattere difficile. Genio e sregolatezza insomma. A differenza di tutti coloro che lo circondano, Armstrong vede il viaggio sulla Luna non come obiettivo politico, bensì come  occasione di vedere direttamente quanto giá si conosce sul nostro Satellite. Ragiona unicamente  come uno scienziato.  La politica e il patriottismo non lo riguardano. 

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Uno scienziato ed un sognatore che vede la missione come la spinta giusta che gli serve per andare fuori dai limiti. Nonostante le tante parole, le tante bare e i tanti spazi angusti e quadrangolari dove lo relega Chazelle, vuole fuggire. Vuole andare lassú, nei grandi spazi e nei grandi vuoti dello spazio. Dove la Terra e solo un puntino azzurro, circondato un velo sottilissimo.  Da lassú l’astronauta capisce quanto la vita sulla Terra è praticamente appesa ad un filo.

Come gli astronauti del futuro neanche troppo remoto di 2001−Odissea nello spazio, Gosling ⁄Armstrong si abbandona al balletto cosmico per ricominciare dopo aver compreso quanto la vita e l’esistenza sono da conservare e stringere forte. Un simile ragionamento non può non farci riflettere su quanto noi trattiamo con leggerezza la nostra quotidianità. Ma anche come, masochisticamente, cerchiamo di rompere quel filo. Solo capendo, facendo questo  «piccolo passo per l’uomo » sarà possibile il «grande passo per l’umanità».

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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