L’umanità del futuro? Deve imitare il mondo vegetale

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L’umanità del futuro? Deve imitare il mondo vegetale ultima modifica: 2017-11-29T08:00:37+01:00 da Davide Mazzocco
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Nel saggio “Plant Revolution” lo scienziato Stefano Mancuso spiega come la struttura decentralizzata e modulare del mondo vegetale possa essere presa a modello per un nuovo paradigma sociale, politico ed economico

Ricordano senza avere un cervello, si mimetizzano senza dover cambiare d’abito, riescono a muoversi senza avere muscoli. Sono le piante, assolute protagoniste di Plant Revolution, il libro con il quale lo scienziato Stefano Mancuso ci spiega come nel mondo vegetale sia già tracciata l’unica strada che l’umanità possa percorrere in futuro: quella di un’architettura sociale, economica e politica decentralizzata e modulare.

Professore dell’Università di Firenze e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, Mancuso sceglie per questo sorprendente saggio il registro divulgativo e accompagna il lettore in un affascinante viaggio nel mondo delle piante. L’adattabilità, la capacità di sopravvivere a fronte di un bassissimo dispendio energetico, la loro architettura modulare, l’intelligenza distribuita e la struttura priva di centri di comando fanno delle piante un modello per risolvere molti dei problemi del nostro tempo.

mondo vegetale

La memoria della Mimosa pudica (che evita di chiudere le proprie foglie quando capisce che non vi è pericolo per la propria incolumità), il camaleontismo della Boquilla trifoliata (una rampicante capace di imitare le foglie delle piante sulle quali si sviluppa per ingannare gli insetti erbivori), l’astuzia dell’Erodium (i cui semi penetrano nella profondità del terreno grazie a una particolare struttura spiraliforme) e la resistenza della Victoria amazonica (in grado di sostenere un peso di 45 kg grazie a una struttura che è stata copiata da molti grandi architetti) sono solo alcuni degli esempi di bioispirazione forniti da Mancuso in un libro che, attraverso la botanica, ci parla della società e di alcune possibili exit strategy per smarcarci dalle numerose crisi in atto.

Mentre tutto ciò che viene progettato dall’uomo tende ad avere un cervello centrale che governa e organi che eseguono i suoi comandi proprio come in un corpo animale, nel mondo vegetale non esiste alcun organo assimilabile a un cervello centrale eppure “le piante riescono a percepire l’ambiente circostante con una sensibilità superiore a quella degli animali: competono attivamente per le limitate risorse disponibili nel suolo e nell’atmosfera; valutano con precisione le circostanze; compiono sofisticate analisi costi-benefici; e, infine, definiscono e intraprendono le appropriate azioni in risposta agli stimoli ambientali”.

Plant-Revolution-cover

L’organizzazione orizzontale, reticolare e priva di gerarchie delle piante suggerisce a Mancuso una strada anche per la politica: “Ogni organizzazione in cui la gerarchia affida a pochi il compito di decidere per molti è inesorabilmente destinata a fallire, specie in un mondo che richiede soprattutto soluzioni differenti e innovative. Il futuro non potrà che far propria la metafora vegetale. Le società che nel passato si sono sviluppate grazie a una rigida divisione funzionale del lavoro e a una ferrea struttura gerarchica dovranno in avvenire essere allo stesso tempo ancorate al territorio e decentrate, dislocando potere decisionale e funzioni di comando alle varie cellule del proprio corpo e trasformarsi da piramidi in reti distribuite orizzontali”.

Stefano Mancuso
Stefano Mancuso

Si tratta di un concetto che ricorda l’organizzazione delle cooperative o di piattaforme di conoscenza condivisa quali Wikipedia. In passato, molte civiltà hanno raggiunto il proprio apogeo seguendo una logica di tipo reticolare: pensiamo alla Grecia delle città-stato e all’Italia del Rinascimento.

Accanto a questa potente suggestione socio-politica il saggio edito da Giunti propone anche soluzioni molto pratiche come Jellyfish Barge, il modulo galleggiante realizzato da Mancuso con la sua startup PNAT. Questo modulo galleggiante permette di coltivare ortaggi e fiori in maniera assolutamente autonoma dal punto di vista del suolo, dell’acqua e dell’energia. L’agricoltura in mare aperto è uno dei tanti scenari avveniristici proposti da questo saggio dove non mancano interessanti divagazioni sulle interazioni fra piante e animali, sull’utilizzo delle piante nell’astronautica e sulle forme di competizione del mondo vegetale.

Lettura illuminante, godibile, lontana da qualsiasi accademismo e, quindi, adatta a tutti i lettori affascinanti dal mondo delle piante.

[Foto Pixabay e Giunti]

L’umanità del futuro? Deve imitare il mondo vegetale ultima modifica: 2017-11-29T08:00:37+01:00 da Davide Mazzocco
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L’umanità del futuro? Deve imitare il mondo vegetale ultima modifica: 2017-11-29T08:00:37+01:00 da Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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