Dolomiti: un museo a cielo aperto. I luoghi della memoria

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Dolomiti: un museo a cielo aperto. I luoghi della memoria ultima modifica: 2017-11-15T13:30:46+01:00 da Roberta Lazzarini
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Sono le Dolomiti che hanno fatto da scenario ai conflitti bellici durante la Prima Guerra Mondiale. Ed è qui che le Guide Alpine italiane e quelle austro ungariche hanno scritto pagine di storia memorabile. Montagne splendide molto conosciute anche da coloro che spesso, oltre a essere poco sensibili all’ambiente straordinario in cui si trovano, sono poco più che ignari di ciò che in questi territori accadde esattamente 100 anni fa.

Lagazuoi: i luoghi della memoria

Proprio le Dolomiti furono infatti luoghi di scontro fra professionisti ed esperti della montagna dal Cadore alla Pusteria, da Cortina alla Baviera. Amanti e conoscitori delle montagne e del loro habitat, dei loro segreti, si ritrovarono a essere avversari. In mezzo a loro, la guerra che li divise trasformandone i luoghi dall’essere tanto amati a teatri di dolore e crudeltà. Guerra in montagna: sul fronte delle Dolomiti, fu soprattutto guerra di posizione.

Le arroccate postazioni sulle cime, le trincee, le grotte scavate nel ventre delle rocce, diventarono i luoghi protagonisti del conflitto. Sì perché se si può parlare di tipicità dei luoghi della guerra di queste parti, queste furono proprio le trincee sparse ovunque sulle Dolomiti vissute come luoghi fermi, statici a volte faticosamente silenziosi. Luoghi quasi passivi. Luoghi che imponevano la resistenza, la sopportazione della fame, del freddo. Luoghi lontani bagnati, gelidi, o al contrario arroventati, ventosi, battuti dalle tormente. Ma soprattutto luoghi lontani da casa e da tutto. L’obbligo di reggere una fatica ancora più pesante della guerra stessa.

La Marmolada dal passo San NicolòMarmolada dal Passo San Nicolò

Per notti per giorni e per mesi gli uomini, poco più che bambini, erano costretti a vivere in questo habitat. A subirlo. No, qui l’ambiente non era di casa. Era avverso. Anzi. La casa la si sognava mentre si viveva chini nei ripari resistendo riparati da insidie che più che mai rendevano fragile la vita. A poco a poco dallo scoppio della guerra, ci si rese conto da entrambi le parti e dai comandi degli eserciti avversari che ci furono  gravissimi errori di valutazione. Gli strateghi infatti avevano pensato all’inizio che le montagne rimanessero terra di nessuno. Ma non fu così. Diventarono sempre più luoghi di scontro. Dapprincipio era guerra uomo contro uomo, poi  fra squadre, e a crescere: fra plotoni, compagnie, brigate e reggimenti  fino ad arrivare a coinvolgere gli eserciti.

archivio storico Museo della Guerra

Furono occupate dopo le montagne, i passi, le forcelle, le creste, le cime. Le imprese di guerra assumevano sempre di più connotazioni di imprese alpinistiche. Uomini e battaglioni combattevano nei regni dei camosci, degli stambecchi e delle aquile ma anche delle foreste, dei rododendri e delle stelle alpine.

Le lotte contro le tormente, il gelo, le valanghe sempre in agguato, diventarono i principali nemici, le insidie più importanti di quelle contro gi avversari. Ecco perché davanti a questi pericoli il carattere stesso della guerra si trasformò. Soprattutto durante i lunghi mesi invernali sopra le quote più alte, i soldati che dovevano difendersi dalla neve e dal freddo, cessavano a volte quasi completamente di combattersi. Bisognava pensare a sopravvivere alla natura avversa, pensare ai rifornimenti, scaldarsi, tenere sgombre le postazioni dalla neve e spalare per mantenere in ordine le trincee. Si dovevano mantenere il più possibile efficaci ed efficienti i collegamenti con la valle. Le testimonianze di quelle resistenze, oltre alle struggenti lettere dal fronte, furono baracche e ricoveri, caverne, e chilometri e chilometri di teleferiche in grado di permettere i rifornimenti alimentari ma anche bellici.

Si sa di molti combattimenti nei quali i soldati quasi in modo primitivo, combattevano con ogni cosa. Magari avevano esaurito le munizioni e quindi utilizzavano le pietre. Era l’azione decisa e indipendente ciò che richiedeva, in ogni combattimento, il terreno di alta montagna. Perché ogni strategia, ogni piano preparato a tavolino nei minimi particolari, in montagna trova elementi spesso sorprendenti e avversi e non solo per il sistema dell’averrsario e il suo piano bellico, ma per le condizion i legate alla natura dei luoghi.

Una guerra fatta da tanti episodi di guerra fra rocce e ghiacci. Terribile, coraggiosa, senza insegnamenti e orientamenti tattici ma dove sopravviveva di più chi aveva l’esperienza dei luoghi, la conoscenza. Su nessuna altra parte del vasto fronte della guerra mondiale, la natura fu così avversa agli uomini come sul fronte delle Alpi. Una natura così imprevedibile con il pericolo omnipresente, così potente e così forte che rendeva difficile ogni difesa.

Con il sole splendente, l’aria cristallina vibrava sulle vette e la montagna era amica ma quando si scatenava la tormenta anche sui presidi, l’esserci diventava un incubo un dannato inferno che causava più vittime della guerra stessa. E se con il sole o comunque con il tempo buono, alcune vie erano quasi facili e comunque possibili, con il tempo cattivo i pericoli della montagna si trasformavano. Innumerevoli furono le disgrazie legate a sentieri che si cancellavano in pochi minuti a causa della tormenta. Era frequente la morte dalla caduta di burroni o dai ghiacciai oppure per la caduta di saracchi. Ogni soldato che dovesse riaprisi una nuova via, moriva assiderato. A 40 gradi sotto zero per compiere il proprio dovere.

Questo va ricordato in questi giorni.  Questo dovrebbe indurci a rispettare di più  il nostro ambiente, le nostre montagne, i luoghi della nostra memoria.

Dolomiti: un museo a cielo aperto. I luoghi della memoria ultima modifica: 2017-11-15T13:30:46+01:00 da Roberta Lazzarini
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Nata e vissuta a Venezia, vive a Ferrara dove ha fondato, con un gruppo di amici, Officina Dinamica, una associazione di promozione sociale che organizza percorsi culturali e di sensibilizzazione a sfondo ambientale. Storica di formazione, per molti anni si è occupata di ricerca d’archivio e catalogazione. In azienda ha competenza più che ventennale nella comunicazione ambientale, nella formazione e organizzazione di eventi. Sviluppa progetti ed eventi di sensibilizzazione e divulgazione ambientale. Crede nell'importanza della conoscenza, nella condivisione di esperienze. Dipinge, scrive e si aggiorna su tematiche a valenza ambientale e sociale. Ama passeggiare nei boschi.

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