Seveso, la diossina e il libro Una lepre con la faccia di bambina

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Seveso, la diossina e il libro Una lepre con la faccia di bambina ultima modifica: 2017-10-13T08:00:49+02:00 da Sara Panarella
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Cos’è la diossina?

La diossina è un composto chimico formato da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro. Normalmente con questo termine si indica un tipo ben preciso di questo composto, avente quattro atomi di cloro, composto riconosciuto cancerogeno per l’organismo umano ed estremamente tossico oltre che per l’uomo, per gli animali e l’ambiente tutto.  Le diossine, ne esistono 210 tipi, sono volatili, altamente stabili e facilmente trasportabili dall’aria o dall’acqua arrivando a inquinare aree molto lontane dal punto di origine.

La diossina non viene prodotta intenzionalmente. Come si legge in Diossine Furani e PCB, pubblicazione curata dall’Agenzia Protezione Ambiente e Servizi Tecnici: “Le diossine non hanno alcun utilizzo pratico ma  sono sottoprodotti indesiderati di una serie di procedimenti chimici e/o di combustione“.

Diossina a Seveso: Icmesa

La diossina oggi e ieri

A settembre il pericolo diossina è scattato a Mortara (PV) per un incendio scoppiato in un deposito rifiuti speciali. Ma anche a proposito del progetto di Autostrada Pedemontana di costruire un collegamento tra Malpensa e Orio al Serio. Progetto la cui fattibilità si è scontrata contro livelli molto elevati di diossina registrati nel terreno. Veleno depositato da quarant’anni che lavori così invasivi risolleverebbe nell’aria.

Quella diossina è purtroppo riconducibile al famoso incidente che ebbe luogo il 10 luglio del 1976 al reattore dell’Icmesa di Meda. Un incidente che segnò un’epoca, nel bene e nel male. Per chi, più giovane, non conosce quell’evento può essere interessante la lettura del libro  La lepre con la faccia di bambina pubblicato nel 1978. Ne è l’autrice Laura Conti, partigiana, medichessa, politica, considerata la madre dell’ecologismo italiano.

Laura Conti
Laura Conti

Non un saggio ma un romanzo che racconta quei giorni con gli occhi di un ragazzino, Marco, che all’epoca abitava in quella che è poi stata chiamata la zona A, quella che venne fatta sfollare, chiusa e recintata da filo spinato e controllata da militari per impedirne l’accesso. Un romanzo che pur raccontando una vicenda storica ben precisa si rivela di un’attualità incredibile.

Dal punto di vista ambientale l’incidente all’Icmesa fu un disastro. Un’area d 1800 ettari venne evacuata, morirono circa 80.000 animali, frutta e verdura della zona diventarono immangiabili. Moltissimi i bambini colpiti da uno dei sintomi più vistosi di avvelenamento da diossina: la cloracne. Ma non solo.

Seveso: zona A

La diossina rimane nell’organismo accumulandosi nei tessuti grassi, producendo effetti dannosi non solamente lontano dal luogo ma anche dal tempo della diffusione. Da un lato si registrò un aumento degli aborti spontanei. Dall’altro venne autorizzato l’aborto terapeutico perché come scrive la Conti in una nota al libro “la diossina è embriotossica. Se assunta dalla gravida entro il terzo mese di gravidanza può dar luogo alla nascita di un bambino malformato.”

Il libro

La lepre con la faccia di bambina merita di essere letto non solo per rivivere uno degli eventi più tristi della storia e del territorio italiano. Il racconto che Marco fa di quei giorni ci descrive la popolazione di Seveso ancora molto divisa fra immigrati meridionali, in genere operai, a cui appartiene Sara, la più cara amica di Marco e gli artigiani brianzoli, classe sociale a cui la famiglia di Marco appartiene.

Un noi e un loro che la nube tossica cambierà radicalmente. Tutti verranno sfollati, tutti verranno allontanati con pochi oggetti personali dalle loro case. Pochi giorni prima dello sfollamento Marco viene mandato dalla zia Irma che vive a Rapallo per allontanarlo da Seveso e dal suo veleno. Qui Marco si sente trattato come la madre trattava la famiglia di Sara che viveva più vicino allo stabilimento dell’icmesa e che quindi viene colpita prima e con più intensità dalla diossina.

Un evento difficile che pone il ragazzino di fronte ad un mondo adulto a volte difficile da capire, fatto di silenzi e sotterfugi ma anche di comprensibile paura o fastidiosa codardia. Quasi un romanzo di formazione per Marco e Sara e di un’attualità incredibile per quanto riguarda la descrizione della società brianzola.

Dopo l’incidente

La zona A, divisa a sua volta in 8 sottozone, venne bonificata rimuovendo l’intero strato superficiale del terreno fino a d una profondità di 46 cm. Lo stabilimento e molte costruzioni vennero demolite. Per lo smaltimento si pensò ad un inceneritore ma la popolazione vi si oppose con tenacia e alla fine tutto il materiale rimosso, gli animali morti e gli stessi strumenti usati per la bonifica furono interrati in due vasche impermeabilizzate, una a Seveso e una più piccola a Meda.

Vasca di Seveso, in primo piano l'albero simbolo della zona A
Vasca di Seveso, in primo piano l’albero simbolo della zona A

Nel 1983 venne progettata la creazione di un parco, divenuto poi il Parco delle Querce in quelle che erano le sottozone dalla 1 alla 5 della zona A. Alla fine del 1998 in questo territorio si potevano contare 21.753 piante arboree e 23.898 piante arbustive. Un luogo bello, carico di un simbolismo positivo di rinascita e vittoria.

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Vive a Torino, bibliotecaria. Si laurea in Filosofia interessandosi di bambini e multiculturalità e si avvicina alla psicoanalisi e alla cura del pensiero. Ha poi quattro bimbi e un cane che insieme a tanta effervescenza aggiungono interessi nuovi, maggior attenzione per l’ambiente e gli antichi mestieri e saperi, lavorazione dell’argilla, uncinetto, raccolta e utilizzo delle erbe. Una moderna “Strega in famiglia”!

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