Quel bancale multiculturale dell’agricoltura sinergica

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Quel bancale multiculturale dell’agricoltura sinergica ultima modifica: 2017-09-29T08:00:53+02:00 da Sara Panarella
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Recentemente ho avuto il piacere di frequentare un corso di agricoltura sinergica con Antonio De Falco, maestro nell’arte dell’orto della Libera Scuola di Agricoltura Sinergica “Emilia Hazelip”. Emilia Hazelip, agricoltrice spagnola, è colei che ha ideato il metodo di coltivazione definito “agricoltura sinergica”.

Emilia Hazelip
Emilia Hazelip: “durante le sue lezioni contagiava, più che impartire lezioni, con il rispetto per la terra… Con tutte queste cortesie si pareggia il bilancio energetico: si restituisce alla terra più di quanto le si prende e se ne ottiene in cambio la sua salute, frutti buoni e abbondanti e un’autofertilità in costante crescita”. Articolo di Marilia Zappalà su agricolturasinergica.it

In cosa consiste questo metodo?

Diciamo che i principi guida di questo tipo di agricoltura sono pochi ed essenziali: nessuna lavorazione del suolo, nessun compattamento di questo stesso terreno, nessun apporto di fertilizzanti, nessun trattamento di sintesi. Quindi, vien da chiedersi, cosa potremo mai raccogliere se creiamo il nostro orto seguendo questi principi? Principi che non solo ribaltano alla radice alcune convinzioni “agricole” ma che sono anche indicazioni al negativo, di cosa “non fare” più  che di come e cosa comportarsi.

Tra le convinzioni agricole più radicate troviamo quella che considera la pianta un organismo che per crescere e svilupparsi ha bisogno di nutrirsi di microelementi. Questi, una volta presi dal terreno, ne causeranno comunque l’impoverimento. Un po’ come la donna in gravidanza o in allattamento che, specialmente fino a pochi anni fa, si pensava venisse indebolita e impoverita dalle necessità di accrescimento del bambino.

Esempio? L’allattamento al seno, momento senza dubbio fisicamente impegnativo e da affrontare con la giusta dose di riposo e nutrimento ma momento utile anche per la madre che, anche a detta dell’Airc, permette di completare la maturazione della ghiandola mammaria fornendole più resistenza alle mutazioni che possono portare alla formazione di un tumore.

Ma come applicare questi principi?

Ecco chiaro il ruolo del maestro, Antonio De Falco in questo caso, di colui che mette a disposizione la propria esperienza, che racconta ciò che ha conosciuto, appreso, sperimentato anche in un altrove a volte molto lontano. Con cortesia e rispetto, le stesse che usa per la terra.

Antonio Di Falco
Antonio De Falco, allievo e ora maestro nell’arte degli orti perché, come dice di se stesso “ama le cose belle”.

Tra un racconto, un dialogo e il lavoro in campo spuntano i bancali, aiuole di 120 cm di larghezza, più o meno lunghi e più o meno sopraelevati. Emilia Hazelip parlava di 50 cm di altezza, noi ci siamo accontentati di molto meno. Servono ad aiutare il non calpestamento  del terreno che così manterrà un buon arieggiamento. Ecco uno dei quattro principi dell’agricoltura sinergica: non compattare il suolo.

Una volta realizzato il bancale non lo si dovrà più lavorare, altro principio di questo metodo. La lavorazione del terreno è un atto traumatico che causa la morte di tutta la brulicante vita sotterranea. Per questo una volta realizzati, i bancali andranno seminati, curati e mantenuti costantemente coperti, in genere con paglia, ma non rifatti.

Ma quanto spazio si deve lasciare tra una piantina e l’altra?

Anche in questo caso la convinzione agricola classica viene rovesciata. Giustamente Antonio ci fa notare: dove e come la natura lascia uno spazio libero? Mai, da nessuna parte. Anzi, basta addirittura una crepa nel cemento per veder spuntare un filo d’erba, una selvatica, come genericamente vengono chiamate queste piante.

I bancali andranno coltivati con piante e fiori diversi, senza badare tanto alle varie consociazioni. Possiamo parlare di un bancale multiculturale o più correttamente con un alto livello di biodiversità. Fondamentale la presenza delle leguminose in grado di fissare l’azoto nel terreno ma è la sinergia che si crea tra tutti gli “abitanti” del terreno l’unica in grado di mantenerlo in buon equilibrio. Bancali che accoglieranno insieme piante giovani e vecchie, lasciate in terra fino al termine del ciclo vitale. Anche le radici non andranno estirpate, aiutando così l’autofertilità del terreno.

Pochi principi per una vera rivoluzione: l’agricoltura del non fare qual è quella sinergica funziona se alla base di tutto il nostro lavoro agricolo mettiamo il rispetto, la cortesia, verso un un organismo che è insieme suolo, piante, microrganismi. Perché solo se ben trattato il suolo potrà non impoverirsi. Esattamente come avviene per il corpo materno impegnato ad accudire e far crescere una nuova vita: ha bisogno di cura.

Quel bancale multiculturale dell’agricoltura sinergica ultima modifica: 2017-09-29T08:00:53+02:00 da Sara Panarella
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Quel bancale multiculturale dell’agricoltura sinergica ultima modifica: 2017-09-29T08:00:53+02:00 da Sara Panarella

Vive a Torino, bibliotecaria. Si laurea in Filosofia interessandosi di bambini e multiculturalità e si avvicina alla psicoanalisi e alla cura del pensiero. Ha poi quattro bimbi e un cane che insieme a tanta effervescenza aggiungono interessi nuovi, maggior attenzione per l’ambiente e gli antichi mestieri e saperi, lavorazione dell’argilla, uncinetto, raccolta e utilizzo delle erbe. Una moderna “Strega in famiglia”!

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