Fast fashion: 7 consigli per una moda sostenibile e consapevole

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Fast fashion: 7 consigli per una moda sostenibile e consapevole ultima modifica: 2017-06-27T08:00:45+02:00 da Alessandra Varotto
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80 miliardi di capi di abbigliamento prodotti ogni anno, suddivisi in un decina di collezioni. Un business che vale 1.200 miliardi. Ecco i numeri della fast fashion, la moda veloce e ‘democratica’ venduta a buon prezzo dalle grandi catene commerciali. Prezzo irrisorio che cela, tuttavia, enormi costi umani, sociali e ambientali.

Se da un lato l’industria cerca di convincerci a comprare in continuazione nuovi vestiti di cui, in realtà, non abbiamo bisogno, come possiamo noi consumatori invertire la rotta? Uno stile di consumo differente è effettivamente possibile?

Sì, stando agli esperti. Dalla stilista inglese Vivienne Westwood a Emma Watson, passando per Papa Francesco, ecco 7 consigli che ci guidano verso un consumo di moda maggiormente consapevole. Vediamoli assieme.

moda sostenibile

  1. Preferite la qualità alla quantità comprando abiti che siano fatti per durare. Vivienne Westwood ha un semplice mantra: compra meno, scegli bene e fai durare ciò che acquisti. «Sono davvero convinta che la gente debba esercitare una scelta, e non solo consumare senza pensare» ha dichiarato la stilista in un’intervista a Metro nel 2012.

    Vivienne Westwood
    Vivienne Westwood.
  2. Indossate più volte i vestiti acquistati. La co-fondatrice del Green Carpet Challenge, Livia Firth, incoraggia le persone ad indossare ogni capo di abbigliamento acquistato almeno 30 volte prima di gettarlo via. Anche la Regina Elisabetta riutilizza gli abiti, indossando i suoi completi sgargianti più volte prima di dismetterli o farli modificare. Il paltò verde chiaro che ha scelto a febbraio per tornare a Londra dal suo periodo di vacanza nella tenuta reale di Sandringham, nel Norfolk, è lo stesso indossato in almeno altre due occasioni: il 28 giugno 2016 nel corso della sua visita in Irlanda e nel novembre scorso durante la visita del presidente della Colombia a Londra. La stessa abitudine pare sia stata tramandata alla principessa Kate.

    Regina Elisabetta.
    La Regina Elisabetta nel suo paltò verde chiaro.
  3. Fate vivere i vostri abiti più a lungo: riparate, scambiate, non gettate. Secondo Rose Marciano, CEO del marchio di abbigliamento sportivo Patagonia, «c’è una grande differenza fra essere proprietari di un prodotto e semplici consumatori. I primi si assumono la responsabilità dei loro acquisti, da una corretta pulizia alla riparazione, dal riutilizzo allo scambio e condivisione. I consumatori, al contrario, prendono, usano, gettano via. E poi ripetono queste azioni, applicando un modello di comportamento che ci sta portando verso il fallimento ecologico. Compriamo come proprietari, non consumatori, e ripariamo piuttosto che infliggere nuove perdite al pianeta, se non ne abbiamo realmente bisogno». Continua la Marciano: «il semplice atto di prolungare la vita dei nostri indumenti attraverso una corretta cura e riparazione riduce la necessità, nel tempo, di effettuare ulteriori acquisti, riducendo così anche l’emissione di CO2, il consumo d’acqua la produzione di nuovi rifiuti» (qui il post in versione integrale). Un consiglio per prolungare la vita dei nostri vestiti viene da Stella Mccartney, ed è quello di non lavarli troppo spesso. «Esaminate il vostro abbigliamento e valutate se può essere indossato nuovamente prima di essere lavato. Spesso, infatti, gli abiti sono lavati più frequentemente del necessario. Tuttavia i lavaggi eccessivi rovinano i vestiti, e danneggiano al contempo l’ambiente». Alcune utili informazioni per prendersi cura al meglio dei propri abiti potete trovarle qui. Per estendere la vita utile dei capi di abbigliamento, è inoltre possibile comprare vestiti di seconda mano.
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  5. Siate consapevoli che l’acquisto è un atto morale. «Ciascuna persona dovrebbe avere la consapevolezza che acquistare è sempre un atto morale oltre che economico» ha affermato Papa Francesco nel suo discorso d’inizio anno del 2015. «Chiediamoci come noi, in quanto comunità o in quanto singoli, ci sentiamo interpellati quando, nella quotidianità, dobbiamo scegliere se acquistare prodotti che potrebbero ragionevolmente essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone. Alcuni di noi, per indifferenza, o perché distratti dalle preoccupazioni quotidiane, o per ragioni economiche, chiudono un occhio. Altri, invece, scelgono di fare qualcosa di positivo, di compiere piccoli gesti quotidiani – questi gesti hanno tanto valore! Non ci costano niente ma possono dare speranza, aprire strade, cambiare la vita ad una persona che vive nell’invisibilità, e anche cambiare la nostra vita nel confronto con questa realtà».
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  7. … e anche un atto femminista. «La moda è una questione femminista» ha dichiarato la giovane attrice britannica e UN Women Goodwill Ambassador Emma Watson a Porter nel 2015. «Dato che tante donne progettano e realizzano i vestiti che indossiamo, sono soprattutto le condizioni di lavoro femminile ad essere influenzate dalle scelte che facciamo».

    Emma Watson.
    Emma Watson.
  8. Scegliete marchi sostenibili. Le grandi catene di abbigliamento stanno iniziando a proporre, sempre più spesso, collezioni sostenibili. Nel settembre 2016, per esempio, Zara ha lanciato Join Life, la sua prima linea di abiti sostenibili realizzati in lana riciclata, cotone biologico e Tencel – un tessuto naturale e completamente biodegradabile ottenuto a partire dalla cellulosa. Qui e qui due classifiche, stilate rispettivamente da Greenpeace e Fashion Revolution, dei marchi di abbigliamento più o meno sostenibili dal punto di vista ambientale e del rispetto dei diritti umani.
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  10. E infine… non gettate mai i vestiti nella spazzatura. Cercate invece gli appositi punti di raccolta nella vostra città, cosicché essi possano essere riutilizzati da altri o riciclati, senza finire in discarica.

In definitiva, è necessario – da consumatori – avere consapevolezza dell’impatto che le nostre azioni quotidiane (come vestirci e cibarci) hanno sull’ambiente e sulle altre persone, anche se tale impatto palesa le sue conseguenze a migliaia di chilometri di distanza. Che stiamo aspettando? Inneschiamo ogni giorno una piccola rivoluzione – a partire da quello che mangiamo e indossiamo.

Fast fashion: 7 consigli per una moda sostenibile e consapevole ultima modifica: 2017-06-27T08:00:45+02:00 da Alessandra Varotto
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Fast fashion: 7 consigli per una moda sostenibile e consapevole ultima modifica: 2017-06-27T08:00:45+02:00 da Alessandra Varotto

Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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