La Stella che salva gli oceani dalla plastica

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La Stella che salva gli oceani dalla plastica ultima modifica: 2017-06-25T08:00:16+02:00 da Claudia Gaggiottino
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“Uffa non ho niente da mettermi!”. Quante volte abbiamo detto o sentito questa frase? Eppure mai come oggi abbiamo gli armadi pieni di vestiti comprati a prezzi scontati, e che magari non abbiamo mai messo.

Lo conferma un sondaggio realizzato dalla McKinsey & Company e citato da Greenpeace, secondo cui la produzione mondiale di vestiti è addirittura raddoppiata in soli quindici anni. Statisticamente parlando, oggi una persona compra il 60% di abiti in più e li usa per un breve periodo prima di buttarli.

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È il fenomeno della fast fashion: “Consumiamo e buttiamo i vestiti più velocemente di quanto il pianeta possa sopportare”. È quello che sostiene Kristen Brodde, responsabile della campagna di Greenpeace Detox my Fashion, che dal 2011 fa pressione ai principali marchi della moda internazionale per ripulire tutta la filiera produttiva da sostanze chimiche pericolose per l’ambiente entro il 2020.

I problemi ambientali e sociali legati al mondo della moda sono quindi evidenti e accentuati dalla velocità del rinnovarsi dei vari trend. Ma c’è chi sta cercando soluzioni creative per mantenere il passo svelto delle mode, ma facendo anche del bene al pianeta.

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In particolare si segnala la nuova collaborazione nata tra Stella McCartney, da sempre fautrice di una moda green e cruelty free, e l’associazione Parley for the Oceans, impegnata nella salvaguardia degli oceani utilizzando stile e creatività. In che modo? Trasformando i rifiuti di plastica in un filato tecnico adatto per creare capi di abbigliamento e accessori.

L’associazione aveva già collaborato con Stella McCartney e insieme avevano realizzato la collezione Adidas by Stella McCartney. L’8 giugno, in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, hanno annunciato che intendono creare, sempre con Adidas, le sneaker Parley Ultra BOOST X color bianco, per simboleggiare lo sbiancamento dei coralli dovuto, tra le altre cose, all’aumento della temperatura dell’acqua.

Le scarpe saranno realizzate in Parley Ocean Plastic™, materiale cento per cento riciclato ricavato da oggetti di plastica come reti da pesca, detriti e bottiglie ripescati dagli oceani anche grazie all’aiuto di governi ed enti locali dei paesi che aderiscono all’iniziativa lanciata da Parley.

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Grazie a questo progetto, l’associazione ha recuperato fino a 120 tonnellate di rifiuti che, una volta puliti e lavorati, diventano un filato che può sostituire la lana e il poliestere. Ma non è tutto.

Parley for the Oceans, infatti, ha collaborato anche con niente meno che Paul Watson, co-fondatore di Greenpeace e  fondatore di Sea Shepherd Conservation Society.

Insieme hanno ideato lo zaino Falabella Go “Ocean Legend”, anch’esso realizzato in Parley Ocean Plastic™. Lo zaino sarà disponibile da luglio e parte del ricavato delle vendite sarà devoluto alla Sea Shepherd Conservation Society.

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Magari non  saranno delle scarpe a salvare gli oceani ma, come dichiarato da Cyrill Gutsch, fondatore di Parley: “Speriamo che la creazione di questa fibra tessile dalla spazzatura sia in grado di aumentare la consapevolezza del problema che sta uccidendo i nostri oceani”.

Per cambiare il mondo bisogna fare il primo passo; meglio se lo si fa con le scarpe giuste.

La Stella che salva gli oceani dalla plastica ultima modifica: 2017-06-25T08:00:16+02:00 da Claudia Gaggiottino
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La Stella che salva gli oceani dalla plastica ultima modifica: 2017-06-25T08:00:16+02:00 da Claudia Gaggiottino

Laureata in Comunicazione per le Istituzioni e le Imprese, vive a Torino ma si sente cittadina del mondo e, per questo,è sempre con lo zaino pronto e il passaporto in mano. Ambientalista convinta agisce nel locale per diffondere un’educazione ambientale globale. Consapevole del grande potere dei mezzi di comunicazione, è diventata giornalista per avere la possibilità di trasmettere i valori legati al rispetto dell’ambiente e condividere buone pratiche quotidiane, che possano aiutare ad alleggerire lo zaino ecologico di ognuno.

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