I biologi marini si sono trovati a studiare, nell’ultimo decennio, un fenomeno molto particolare: l’invasione, nel Mare Arabico, di una distesa di alghe che, se da una parte offre uno spettacolare panorama per mezzo della bioluminescenza notturna, dall’altra ha preoccupato gli studiosi, per l’estensione che il fenomeno ha raggiunto nell’inverno 2016/1017.
La fioritura delle alghe in inverno
La fioritura delle alghe, più precisamente di fitoplancton, nei mesi invernali non è un evento raro.
Tuttavia, l’espansione dello scorso inverno, che dal Golfo dell’Oman a Occidente si è spinta fino al Pakistan e all’India a Oriente, ha allarmato i biologi, i quali, studiando il caso, hanno descritto una “distesa soffocante di fitoplancton che emana onde puzzolenti di un colore verde guacamole”.
Il fitoplancton
Il fitoplancton è il punto di partenza della catena alimentare acquatica: è costituito da alghe minuscole, unicellulari, della specie Noctiluca scintillans, per cui emettono luce attraverso particolari reazioni chimiche, nel corso delle quali l’energia chimica è convertita in energia luminosa, offrendo un bellissimo spettacolo.
Si tratta di piccolissimi organismi viventi che restano sospesi nel mare e che sono soggetti al trasporto passivo di onde e correnti.
Quando il fitoplancton si sviluppa in modo eccessivo (fioriture), a causa di un processo di eutrofizzazione (cioè l’aumento di nutrienti nell’acqua), per cui si depositano nel mare le sostanze provenienti da scarichi civili, come detersivi, fertilizzanti, acque reflue, possono nascere gravi problemi per la sopravvivenza della fauna acquatica e per lo sfruttamento delle risorse idriche.
Inoltre, quando il fitoplancton si decompone, rilascia dosi di ammoniaca che alterano la composizione naturale dell’acqua e, in dosi molto grandi, può uccidere pesci, tartarughe marine e altre creature acquatiche, oltre a compromettere lo stato naturale dell’acqua.
Va da sé che, nel Mare Arabico, le attività ittiche locali ne abbiano risentito, e anche il turismo.
Le dead zone o zone morte
Le fioriture di fitoplancton erano abbastanza rare fino a un decennio fa, ma stanno diventando sempre più frequenti in alcune zone del mondo, come la Tasmania, l’Australia e appunto il Mare Arabico.
Secondo gli studiosi, tra le cause di questa proliferazione, potrebbe esserci la presenza di una zona morta o dead zone, ossia una porzione di mare quasi del tutto priva di ossigeno, assenza dovuta probabilmente alle grandi quantità di azoto e fosforo riversate in mare.
Queste sostanze chimiche, che derivano dal processo di eutrofizzazione già citato, alimentano la presenza di fitoplancton e di alghe che vivono in simbiosi con esso.
Ad aggravare il problema c’è l’intensificazione dei monsoni sud-occidentali sull’Oceano Indiano, causata dallo scioglimento dei ghiacciai himalayani, e dal riscaldamento globale.
Nelle zone morte la maggior parte degli animali marini non può sopravvivere; ciò crea preoccupazione anche per la pesca commerciale.
Le zone morte si sviluppano vicino alle coste abitate, dove i fiumi trasportano i fertilizzanti e altri composti chimici nel mare, innescando una proliferazione di alghe.