Per tutti gli appassionati dei film di animazione Pixar, il rito di andare al cinema per vedere l’ultimo, atteso lungometraggio coincide con la possibilità di ammirare anche il corto animato che, per tradizione, precede i titoli di testa. Piper, in proiezione nelle sale come introduzione al film Alla ricerca di Dory, è la storia di un uccellino appena nato, alle prese con le prime difficoltà della vita. Ed è una capolavoro che, in questo 2016 ricco di valide proposte animate, ha già lasciato il segno.
Comparso per alcuni giorni sul web, ha infatti fatto strage di cuori grazie alla qualità di immagini e all’efficacia del personaggio principale.
Piper è un cucciolo di piovanello, che ha da poco fatto la sua entrata nel mondo e sulle spiagge della California. Deve imparare a nutrirsi dei molluschi trascinati dal mare, come la sua specie e i suoi bisogni alimentari richiedono. Peccato che, dopo i primi tentativi al seguito di una mamma che mira a renderlo indipendente, emerge una complicazione difficilmente trascurabile: reduce da un incontro ravvicinato con un’onda traditrice, Piper ha il terrore dell’acqua.
A questo punto, sconsolato e apparentemente impotente, il piccolo si trova davanti al dilemma che, più di ogni altro e più di frequente, capita di dover fronteggiare nella vita: cosa fare? Rinunciare e dichiararsi sconfitti a dispetto dello stimolo della fame, o trovare il modo di superare fobie e ostacoli che sembrano insormontabili?
Piper trova la sua risposta nella capacità di cambiare prospettiva. Un punto di svolta che, grazie a spirito di osservazione, inventiva e collaborazione con un inaspettato amico, gli dona una rinnovata stima in se stesso, unita a una buona dose di coraggio.
Un messaggio importante, che il creatore Alan Barillaro è stato in grado di cogliere dalla natura e di racchiudere in una gemma di soli sei minuti. “Questa è una storia che parla di come superare le proprie fobie, in questo caso l’acqua”, ha dichiarato Barillaro, al debutto come regista dopo una lunga carriera di animatore in Pixar.“È come quando da bambino, mentre giochi al parco, cadi a terra e ti senti così piccolo, ma poi ti guardi intorno e vedi qualcuno ancora più piccolo di te che si rialza, e allora fai del tuo meglio per imparare a tuo modo da quella situazione. Per me è stato importante raccontare la storia rimanendo nel mondo dei bambini e guardandolo attraverso gli occhi di Piper, e non dal punto di vista umano.”
L’idea è nata a poche centinaia di metri dagli studios, osservando il comportamento dei piovanelli in carne e piume, in cerca di cibo sulla riva bagnata. Il risultato, ottenuto grazie al mix tra una nuova tecnologia capace di gestire da 4 a 7 milioni di fibre e l’intervento manuale dei disegnatori su migliaia di piume e granelli di sabbia, ha richiesto ben tre anni di lavoro.
Uno sforzo ripagato dalla reazione entusiastica dei fan. Chissà che il successo riscosso tra adulti e bambini non trasformi il piccolo Piper nel protagonista di un prossimo lungometraggio Pixar?
