La Jeune Fille Et Les Typhons, il cambiamento climatico ha la voce di un’adolescente

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La Jeune Fille Et Les Typhons, il cambiamento climatico ha la voce di un’adolescente ultima modifica: 2016-09-07T08:01:35+02:00 da Valentina Tibaldi
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Riscaldamento globale, una minaccia capace di distruggere il futuro dei nostri figli e delle generazioni a venire: quante volte lo abbiamo sentito dire, immaginando scenari apocalittici ma lontani nel tempo? E invece, ci sono parti di mondo in cui l’apocalisse è qui e ora, in cui i figli di domani del nostro immaginario sono i ragazzi e le ragazze di oggi.

Nel 2013 il tifone Haiyan si è abbattuto sulle coste filippine distruggendo città e villaggi. Le vittime sono state oltre seimila, milioni le persone rimaste senza casa. In passato disastri naturali di questa entità capitavano una o due volte in un secolo, ma oggi il cambiamento climatico può causare un incremento nella loro frequenza. Il risultato è un rischio fatale, che i filippini sono costretti ad affrontare quotidianamente.

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Marinel, a sedici anni, lo ha vissuto in prima persona e ha deciso di sensibilizzare le nuove generazioni sui pericoli connessi al riscaldamento globale. Nel documentario di Christoph Schwaiger La Jeune Fille Et Les Typhons, la ragazza accompagna lo spettatore lungo le strade ancora devastate della sua terra a incontrare chi lavora per proteggere l’intero arcipelago.

Ci è sembrato – a Nathalie Engelhardt Schwaiger (autrice del film) e a me – che la storia di Marinel fosse molto potente perché in grado di umanizzare un problema che per molti di noi è ancora molto astrattoci ha raccontato il regista, cui abbiamo chiesto perché ha deciso di realizzare questo film.

Pensiamo ai cambiamenti climatici come a problemi che dovremo fronteggiare nell’arco di decenni, invece volevamo dimostrare che milioni di persone devono già fare i conti con queste situazioni ogni singolo giorno della loro vita. La storia di Marinel sembrava fortemente simbolica, anche perché è una teenager. Ma c’è un’altra ragione: volevamo raccontare una storia di speranza, visto che Marinel sta affrontando il problema, cercando risposte e soluzioni”.

Sì, perché queste persone non sono descritte semplicemente come vittime, ma come sopravvissuti che, in quanto tali, possono fare la differenza con la loro testimonianza e le loro azioni. “Con il nostro film stiamo cercando di cambiare le cose” continua Christoph. “Tradizionalmente i film sull’ambiente avevano l’abitudine di essere molto negativi e allarmanti. Noi crediamo che, a partire da questi problemi vitali per l’umanità, si possano innescare reazioni positive nel pubblico. Se una ragazza giovane, povera e isolata come Marinel può migliorare la sua condizione e può essere ascoltata a Parigi alla COP21, allora ciascuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa!

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Il regista premiato a CinemAmbiente 2016 (foto Paolo Tangari)

Il documentario ha trionfato a CinemAmbiente 2016, membro della rete Green Film Network, nella categoria “One Hour”: “Per la sua insolita protagonista, una ragazza che, vittima essa stessa dei cambiamenti climatici, si pone l’obiettivo di portare fiducia al suo popolo. Un film che può stimolare un pubblico di adulti e di giovani.” Come? Con uno stile lineare ed efficace.

Come ci spiega il regista:Di nuovo l’idea principale era di raccontare una storia umana a partire da un concetto astratto. Abbiamo così scelto uno stile di ripresa semplice, molto vicino ai nostri soggetti e principalmente all’altezza degli occhi. Era fondamentale per noi che la forma non oscurasse il messaggio. Abbiamo scelto di non documentare direttamente i drammatici eventi del terribile tifone, ma bensì di focalizzarci sulle conseguenze e sulle soluzioni per il futuro. I fotogrammi di Haiyan sono trattati come se fossero ricordi. Questo è il motivo per cui le immagini della distruzione compaiono sotto forma di ricorrenti flashback o fotografia fissa (del famoso fotografo Hartmut Schwarzbach). La narrazione è basata sul dialogo dell’attrice Marion Cotillard (simbolo dell’attivismo ambientalista nel mondo occidentale) e Marinel, il nostro personaggio principale. Si sono scritte per oltre un anno e i loro dialoghi hanno fatto sì che Marinel fosse invitata a parlare alla COP21 di Parigi”.

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La visione di La Jeune Fille Et Les Typhons è consigliata per ascoltare il discorso che questa incredibile adolescente è stata capace di rivolgere alla platea di uditori: ne vale la pena, per dissipare una volta per tutte ogni dubbio residuo sulla minaccia reale, concreta e tangibile che i cambiamenti climatici rappresentano, e deciderci ad agire.

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Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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