La lunga strada gialla, viaggio nell’Italia che resiste

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La lunga strada gialla, viaggio nell’Italia che resiste ultima modifica: 2016-08-31T08:00:22+02:00 da Alberto Pinto
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L’incontro con un’Italia diversa, riscoperta a passo lento in tutta la sua bellezza autentica e le sue tradizioni. Un percorso unico nel suo genere, in groppa ad un mulo attraverso il Sud attivo e virtuoso troppo spesso dimenticato, penalizzato e poco apprezzato.

A viverlo e raccontarlo sono i protagonisti del bellissimo documentario “La lunga strada gialla”, diretto da Christian Carmosino e Antonio Oliviero. Il film ha vinto il premio Ambiente e Società nel corso di CinemAmbiente 2016, festival membro della rete Green Film Network.

Il 1° maggio 2012, i due giovani palermitani Mirko e Federico partono insieme ai loro muli da Portella della Ginestra, luogo più che significativo per la storia del nostro Paese. Il loro viaggio ha l’obiettivo di portare al Quirinale dal presidente della Repubblica, sotto forma di ‘pizzini’ raccolti lungo la via,  la testimonianza di un’Italia in cerca di riscatto. Le istanze e le esigenze di un Sud che esiste e resiste, ma che rischia di scomparire se ancora inascoltato.

Mirko e Federico, i protagonisti del documentario La Lunga Strada Gialla
Antonio Oliviero e Christian Carmosino, con cui abbiamo parlato del film, ci raccontano le motivazioni che hanno portato alla realizzazione del documentario. “Probabilmente la ragione principale è stata la curiosità. Ci siamo chiesti se ce l’avrebbero fatta, nella loro, seppur piccola, male organizzata, avventura. Parlando con Mirko e Federico abbiamo scoperto due uomini estremamente convinti che il loro gesto avrebbe cambiato qualcosa, smosso un po’ le coscienze. Ci inteneriva questa motivazione, questo viaggio atipico e semplice che voleva far fronte a problematiche complesse ed antiche come l’ecologia e la legalità. Naturalmente l’idea di riscoprire gli antichi percorsi rurali insieme a loro è stato un fattore importante. La bellezza e i colori che l’Italia del Sud può regalare, soprattutto in quella stagione, è rara. E va difesa”.

Nell’era della modernità, delle automobili e delle strade provinciali, della produzione a ritmi serrati, una parte del Paese continua a portare avanti una diversa filosofia di vita. Ecologia, amore per la natura e rispetto per l’ambiente costituiscono i capisaldi per un’idea alternativa di sviluppo che possa abbracciare agricoltura, allevamento e turismo eco-sostenibile, puntando sulla bellezza e sulla semplicità.

La lunga strada gialla - Copia
Il mulo, lavoratore ed operaio, si fa simbolo di speranza per chi ogni giorno mantiene in vita questi valori, ma deve allo stesso tempo affrontarne le difficoltà dovute al disinteresse, anche dall’alto, verso quest’antica cultura rurale.

La lunga strada gialla” porta lo spettatore ad incontrare i protagonisti di questa realtà. Sono gli allevatori schiacciati dalle moderne leggi del mercato, i pescatori alle prese con un mare sempre più sofferente e con la concorrenza spietata di chi non ne preserva la biodiversità. Attori di un’Italia pura, dove l’artigianato e la manualità stanno scomparendo, così come le antiche mulattiere inghiottite dal cemento.

Un viaggio di meraviglia e di consapevolezza di cui, insieme ai protagonisti, riusciamo a cogliere diverse sfumature. “Lo stile del film, come spesso nel cinema, è frutto di scelte e limiti”, proseguono i registi. “La logistica del viaggio non ci permetteva di seguire Mirko e Federico ogni singolo giorno. Inoltre, non avevamo voglia di invadere troppo i loro momenti di solitudine, vista l’importanza che questi hanno nel loro rapporto con il viaggio. Per lo stesso motivo, abbiamo deciso di usare immagini catturate dai protagonisti stessi, con l’aiuto di una piccolo videocamera. Al montaggio, ci siamo resi conto che, oltre agli incontri fatti lungo la strada, i momenti più interessanti erano proprio quelli del silenzio, del paesaggio che defilava al ritmo lento del passo dei muli. Piuttosto che riempire il film con troppe voci o interviste, abbiamo preferito mostrare questa piccola avventura così come è stata vissuta dai protagonisti, lenta e silenziosa”.

I registi Antonio Oliviero e Christian Carmosino al Festival CinemAmbiente 2016 con il Premio Ambiente e Società
I registi Antonio Oliviero e Christian Carmosino al Festival CinemAmbiente 2016 con il Premio Ambiente e Società

Attraverso gli occhi e l’esperienza dei due ragazzi, entriamo in contatto con un mondo autentico fatto di lavoro e di rispetto per la terra, di valori profondi che rischiamo di smarrire se, alienati dalla frenesia del nostro tempo, non impariamo a fermarci e ad alleggerire il carico, a liberarci del superfluo per riscoprire la grande ricchezza della semplicità.

Se alla fine del film una cosa è chiara”, concludono i registi, “è che non sono riusciti ad ottenere quello che speravano. Lo scopo dichiarato del viaggio fallisce, ma una domanda sorge: qual era il loro vero scopo? Come veramente potevano portare attenzione a certi temi, sensibilizzare le persone che incontrano durante il viaggio? Ci siamo resi conto che, se un messaggio c’è, è il seguente: il cambiamento si mette in moto attraverso piccoli gesti quotidiani. Non sono i messaggi portati al Quirinale il vettore di questo credo, ma la passione e l’umanità mostrate durante il viaggio, il loro interesse per i più deboli, per le zone rurali. Lì troviamo un esempio di militanza, di caparbietà. La parola che è tornata spesso nelle nostre chiacchierate è ‘semplicità’. Un viaggio semplice, alla scoperta di persone semplici. Ma tante gesta semplici, messe insieme, possono cambiare le cose”.

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Beneventano, laureato in comunicazione audiovisiva. Appassionato di cinema, serie televisive, viaggi e di tutto ciò che è arte e comunicazione. Creativo, curioso e sognatore, ama immergersi nelle storie e scoprirne dettagli e sfaccettature. Per eHabitat scrive di musica e di cinema

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