Mozzarella Stories: “Made in Italy” roba nostra… oppure no?

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Mozzarella Stories: “Made in Italy” roba nostra… oppure no? ultima modifica: 2016-03-05T08:45:05+01:00 da Emanuel Trotto
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Mozzarella Stories, il film che racconta dell’impero della mozzarella di bufala casertana che rischia il crollo a causa di una ditta cinese. Chi o cosa salverà il Made in Italy?

Il fatto

Caserta, 1999. Ciccio Dop, appena uscito di galera, ritorna a gestire la sua avviatissima azienda che produce la migliore mozzarella di bufala. Alcuni anni dopo, il suo Impero rischia il crollo a causa di una ditta cinese che immette sul mercato la sua mozzarella e che lo sta inglobando rapidamente. Ciccio dovrà combattere per salvare la sua azienda, pagare un debito di 700mila euro a un boss locale e salvare il rapporto con sua figlia Sofia.

Mozzarella Stories il protagonista
Mozzarella Stories, immagine tratta dal film

Il commento

Tendenza tipicamente italiana, quella di fare di tutte le erbe un fascio e di ingigantire le cose più del dovuto, spesso non andando a indagare oltre la superficie. Di solito non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina, ma aprire e leggerlo per farsi realmente un’idea. Lo stesso ragionamento si può fare in merito ai nostri prodotti nostrani: chi ci mette la mano sul fuoco che sono i migliori in assoluto (e ci mancherebbe pure, direbbe il lettore medio) e quelli prodotti altrove invece non siano all’altezza? Il caso del “Made in Italy” trasformatosi sempre più in un “Made in China” lo conoscono tutti, senza entrare nei dettagli. Ci siamo disgustati quando abbiamo scoperto del parmigiano prodotto in Cina e spacciato per italiano, idem per il prosciutto di Parma. Ma le cose stanno davvero come si dice?

Mozzarella Stories
Mozzarella Stories, un’immagine tratta dal film

Mozzarella Stories di Edoardo De Angelis ha provato a porsi il problema: ha scelto di farlo non con un documentario, bensì con un prodotto di fiction che porta orgogliosamente i suoi cinque anni, ma sembra fatto ieri per quanto è attuale. La storia narra del declino dell’Impero della mozzarella di bufala gestito da Ciccio Dop, che ha fatto dell’allevamento delle bufale per la produzione del rinomato formaggio la sua unica ragione di vita, tanto da trovarsi più a suo agio tra le bestie che fra le persone.

L’imporsi di una mozzarella di bufala altrettanto buona, messa in commercio da una misteriosa ditta cinese che sta letteralmente fagocitando tutto il mercato, rischia di far crollare non solo una holding fatta di pizzi, ricatti, debitori e creditori di stampo camorristico, ma anche l’intero assetto familiare di Ciccio: a partire dalla bellissima e sensualissima figlia Sofia che vorrebbe reinvestire il caglio inutilizzato come cosmetico.

Mozzarella Stories
Mozzarella Stories, Luisa Ranieri in un’immagine tratta dal film

Il ritratto del nostro Paese che emerge da questo film è qualcosa di desolante: non solo l’Italia sembra non essere ancora in grado a fare i conti con la globalizzazione, che viene vista come un asteroide in rotta di collisione ancora lontano, ma che in realtà si è abbattuto da un bel pezzo senza che ci si accorgesse di nullaanche il “saper fare”- primato italiano per eccellenza- viene messo alla berlina. De Angelis va a colpire direttamente una delle produzioni più rinomate in Italia, quella casearia, in particolare quella della mozzarella, vanto e lode della provincia di Caserta: mostrando i suoi produttori come gente che, di fronte alla concorrenza, non sa nemmeno da che parte gestire la situazione.

«Assaggia questa mozzarella … Com’é?» «Non c’è male» «È vostra». Questo scambio di battute ha una duplice funzione: da una parte è lo scioglimento di tutto l’intrigo; dall’altra permette di aprire un ragionamento. Noi ci facciamo bandiera della nostra “autoctonia”, se vogliamo utilizzare un neologismo, e ci indigniamo e disgustiamo per l’Altro. Ma se quell’altro siamo Noi? Se siamo soltanto noi il fulcro del problema e questo problema si chiama immobilismo culturale? Ciò non permette di capire che è possibile esportare un prodotto di buona qualità, a prezzi contenuti. Nel diffondere la qualità non c’è alcun tipo di concorrenza.

A contrastare l’immobilismo da una parte, c’è tuttavia la troppa mobilità dall’altra, che chiamiamo “contraffazione alimentare” con tanto di sanzioni internazionali. Il prodotto DOP può rimanere “cosa nostra”, ma perché tutto possa restare uguale tutto deve cambiare.

Scheda Film

  • Regia: Edoardo De Angelis
  • Soggetto: Edoardo De Angelis, Devor De Pascali
  • Sceneggiatura: Edoardo De Angelis, Devor De Pascali, Barbara Petronio, Leonardo Valenti, Pietro Albino Di Pasquale
  • Interpreti: Luisa Ranieri (Sofia), Giampaolo Fabrizio (Ciccio Dop), Andrea Renzi (il Ragioniere), Massimo Gallo (Angelo Tatangelo), Aida Turturro (Autillia Jazz Mood), Giovanni Esposito (Gino Purpetta), Massimiliano Rossi (Dudo “lo Zingaro Napoletano”), Luca Zingaretti (Giulio Ricci)
  • Origine: Italia, 2011
  • Durata: 103′
  • Temi: CINEMA, ANIMALI, ALIMENTAZIONE

Il regista

Edoardo De Angelis
Edoardo De Angelis, il regista

Edoardo De Angelis (a sinistra), detto Eddy , nasce a Napoli nel 1978 e passa la sua prima infanzia a Portici, salvo poi trasferirsi a dieci anni circa a Caserta con la famiglia. Ivi, diviene un promettente pallanuotista. A 19 anni si iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia. Fra il 2000 e il 2009 gira numerosi cortometraggi e scrive alcune sceneggiature premiate in vari festival (Bellaria Film Festival, Premio Solinas, Kustendorf Film and Music Festival). L’ultimo di questi corti, Fisico da spiaggia (2009) attira l’attenzione del regista Emir Kusturica, il quale aiuta a realizzare l’esordio nel lungo di Edoardo, Mozzarella Stories (2011). Nel 2012 viene invitato a Oxford per tenere una lezione nell’ambito di un ciclo di convegni dal titolo “Destination Italy”. Nel 2014 realizza il suo secondo film, Perez..

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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