Mare Carbone, voce e ritratto di un territorio oltraggiato

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Mare Carbone, voce e ritratto di un territorio oltraggiato ultima modifica: 2016-01-20T08:00:30+01:00 da Valentina Tibaldi
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Una centrale a carbone su un’area dalle grandi potenzialità e risorse naturali: il documentario Mare Carbone mira a rendere visibili le necessità di una terra minacciata

Mare Carbone è il racconto di un viaggio nello spazio e nel tempo, tra ricordi di infanzia e un presente in esilio, distante dalle bellezze e dalle contraddizioni di una terra amata. Questa è la storia di Margherita, calabrese di sangue ma aostana di nascita e adozione, e del suo auspicato ritorno alle origini quando, incinta di otto mesi, decide di attraversare l’Italia per trascorrere l’ultimo periodo della gravidanza vicino al suo mare. Non sempre, però, le cose vanno come si vorrebbe: una volta giunta a destinazione, scopre che a Saline Joniche, sul sito di una fabbrica ormai abbandonata, una società italo-svizzera si propone di costruire una centrale a carbone.

mare carbone margherita

photo credits: @MareCarbone

Inizia così Mare Carbone, documentario di Gian Luca Rossi risultato vincitore a CinemAmbiente 2015, membro del Green Film Network, nella categoria Documentari Italiani. “Il progetto nasce dal desiderio di dare voce a una storia e a una terra che avevano l’urgenza di essere raccontateci rivela il regista.La famiglia di mia moglie (Gian Luca Rossi è il marito di Margherita, NdR) è originaria di Melito di Porto Salvo (RC). La loro casa dista poche centinaia di metri dal sito dove la SEI intende (intendeva?) costruire la centrale a carbone di Saline Joniche. Io sono un filmmaker, il mio modo di far conoscere una vicenda è fare un film. A mio modo, cercando di raccontare una vicenda di interesse collettivo attraverso un punto di vista particolare. Facendo emergere, così, quanto le decisioni politiche ed economiche, spesso condotte con puro intento speculativo, possano avere ricadute importanti per la vita di tutti noi”.

gian luca rossi awarded at cinemambiente

Il regista premiato a CinemAmbiente 2015. Photo credits: @Paolo Tangari per CinemAmbiente

Sono molti i paesaggi e i personaggi che si incontrano nel corso del documentario. E, allo stesso modo, sono molti gli interrogativi che sorgono spontanei mano a mano che la narrazione si trasforma in inchiesta: com’è possibile che si voglia costruire un simile impianto a pochi passi da lidi turistici e balneari? Quali sarebbero i rischi per la salute, il territorio e quali le conseguenze ambientali?

mare carbone spiaggia

photo credits: @MareCarbone

Riflettere sulle tematiche ambientali è oggi più che mai importante. Dobbiamo tutti intraprendere un cambiamento radicale, negli stili di vita e nella gestione delle risorse. Dobbiamo spingere chi è al potere a cambiare atteggiamentoprosegue Rossi. “Il cinema può – e deve – fare la sua parte. Io ho scelto di lasciare parlare le immagini, le voci, le storie di una realtà spesso ridotta al silenzio o gridata a squarcia voce nel clamore di una cronaca che non sa farsi memoria. Certo, poi servono anche orecchie capaci di ascoltare e canali di diffusione che spesso mancano. “Movies save the planet” era lo slogan di questa edizione di Cinemambiente. Non so se i film salvino il mondo, ma se sei un filmmaker è meglio credere che sia così, almeno un po‘”.

Gian Luca Rossi-Movies Save the Planet

Gian Luca Rossi. Photo credits: @Paolo Tangari per CinemAmbiente

Mare Carbone mira, dunque, a rendere visibili le necessità di una terra oltraggiata, che vive quotidianamente la spaccatura tra quel che potrebbe essere e quel che è a causa dell’incuria e degli interessi economici di una classe dirigente indolente o corrotta.

Sullo schermo, conclude il regista: “passato e presente, memoria e quotidianità, natura e umanità di questi luoghi hanno preso corpo quasi da soli, indipendentemente da me, nell’universo visivo e sonoro di un film che ho vissuto come un atto d’amore, per una terra, per la Terra, per i miei figli”. E se nel settembre 2013 un referendum promosso nel cantone dei Grigioni, sede svizzera della SEI, ha espresso il dissenso dei cittadini verso il progetto, in Italia questa lotta collettiva dall’immensa posta in gioco continua tuttora e in mille modi: sui social, sul territorio e soprattutto in tribunale.

Mare Carbone, voce e ritratto di un territorio oltraggiato ultima modifica: 2016-01-20T08:00:30+01:00 da Valentina Tibaldi
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Mare Carbone, voce e ritratto di un territorio oltraggiato ultima modifica: 2016-01-20T08:00:30+01:00 da Valentina Tibaldi

Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

3 Commenti

  1. Molti di noi apprezzano l’arte del cinema, che a volte sa rappresentare anche storie e cose lontane dalle personali esperienze od offrire scenari e teorie accattivanti, anche se talvolta ben lontane dal reale.

    Ora, la vicenda di Margherita, narrata nel film, è probabilmente una di quelle rappresentazioni che cercano di suscitare simpatia e partecipazione puntando ad uno stereotipo che, purtroppo, è ben lontano dal reale e per come narrato, cerca di cogliere emotività e simpatia perché si basa su concetti da tutti normalmente sensibili: la salute e l’ambiente.

    Peccato che il progetto per la realizzazione della modernissima Centrale Termoelettrica alimentata a Carbone è una realtà che è ben diversa da come viene rappresentata ed interpretata. Vedi le stesse parole dell’autore:
    ” … A mio modo, cercando di raccontare una vicenda di interesse collettivo attraverso un punto di vista particolare. Facendo emergere, così, quanto le decisioni politiche ed economiche, spesso condotte con puro intento speculativo, possano avere ricadute importanti per la vita di tutti noi”.

    Che si tratti di ” un punto di vista particolare ” è indubbio; che si tratti invece di un puro intento speculativo, è invece pura fantasia fuorviante dell’autore.
    Purtroppo, con la rappresentazione che si è voluto fare si dimostra di non avere adeguata e sufficiente cognizione di causa di cosa consista la produzione elettrica, sia in termini di valenza e beneficio per la collettività, oltre che lo stesso Paese, che ha un “MIX delle Fonti” per la produzione elettrica in Italia totalmente sbilanciato, costoso ed inadeguato a quelle che sono le necessità e le caratteristiche specifiche del ns. Paese.
    Insomma, un insieme di “luoghi comuni” che potrebbero anche accattivare le simpatie dello spettatore comune, ma che si discostano sostanzialmente dalla realtà, dimenticando totalmente di considerare i largamente prevalenti interessi e benefici che tale importante infrastruttura porterebbe allo stesso territorio che al Paese nel suo complesso.

    Ora, che l’elettricità sia un bene assoluto e di estrema valenza, è indubbio. Basti al riguardo considerare come vive quell’enorme parte dell’umanità che vive nei troppi Paesi sotto sviluppati del pianeta, che non hanno ancora accesso all’elettricità, appunto: 1,3 miliardi di esseri umani.
    L’Italia, che notoriamente è un Paese povero di materie prime, e che proprio per questo dovrebbe avere un “MIX delle Fonti” per la generazione elettrica particolarmente diversificato, è riuscita ad uscire dalla propria povertà, proprio grazie alla disponibilità di abbondante energia e probabilmente la stragrande maggioranza dei cittadini italiani vorrebbero continuare a beneficiare del benessere che siamo stati capaci di realizzare nel secolo scorso. Per farlo, occorre quindi anche dotarsi delle necessarie infrastrutture che aiutino e consentano questo ed il progetto per la Centrale di Saline J. è certamente un’infrastruttura importante che contribuirebbe non poco a tale auspicio, oltre a rappresentare una vera e grande opportunità anche per il relativo territorio per uscire dall’endemica cronica mancanza di sviluppo ed opportunità anche per i giovani dell’intera area grecanica.

    Se solo si volesse fare un minimo approfondimento, fuor di retorica, ci si renderebbe facilmente conto dell’importanza e delle valenze di tale progetto, senza pregiudicare affatto le valenze sociali, ambientali e sanitarie della zona.
    Volete farvene un’idea? Allora andate a cercare qualche dato concreto sulla situazione in Germania, che produce circa il 50% dell’elettricità di cui necessita quell’importante Paese con il Carbone ed è difficile immaginare che ai tedeschi non interessino la propria salute ed il proprio ambiente.

    Suvvia, facciamo pure spettacolo, ma almeno completiamo la rappresentazione, prima o dopo la proiezione, dicendo che si tratta di una visione del tutto personale e preconcetta e che la realtà è ben diversa da quella che si è voluto rappresentare.

    Nell’interesse di tutti e soprattutto proprio della gioventù dell’area grecanica che vorrebbero, pare, avere opportunità di sviluppo anche a casa loro.

  2. gentile Rinaldo, vice-presidente di assocarboni,
    grazie per il suo commento tuttavia mi preme di risponderle che la calabria, terra che conosco fin più dalla più tenera età, in questo momento, di tutto avrebbe bisogno tranne che di una centrale a carbone. a mio avviso tali centrali sono un modo di fare energia poco rispettoso per l’ambiente e per i cittadini che vi vivono. il mondo sta andando in un’altra direzione e i giovani calabresi se ne sono accorti

  3. Gentile Rinaldo Sorgenti,

    credo che prima di lanciarsi nella sua accalorata difesa dei benefici che comporterebbe la costruzione dell’impianto a carbone di Saline Joniche, sarebbe stato corretto esplicitare ai lettori il suo ruolo di Vice Presidente di Assocarboni, l’associazione generale che raggruppa gli operatori del carbone operanti in Italia.
    Alla luce della carica che ricopre, diventa quanto meno curioso il fatto che proprio lei accusi il nostro lavoro di essere di parte e non onesto nel presentare il quadro della situazione.
    Per quanto mi riguarda, ho affrontato questo film con un forte coinvolgimento umano ed etico. Ho svolto un lavoro preparatorio di oltre un anno, raccogliendo materiale di ogni provenienza, cercando di farmi un’idea critica ed articolata del soggetto, in tutte le sue sfacettature. Per questo, come ho scelto di non fare un film a tesi, che sbandierasse presunte verità (anche se lei sembra pensarla diversamente) e facili slogan astrattamentre contro il carbone, così trovo poco convincenti le sue argomentazioni, molto generiche e retoriche, a favore del suo utilizzo.
    Dall’alto del suo backgrund di esperto di marketing, può darsi che ritenga questa strategia comunicativa efficace nel portare avanti le istanze della categoria che rappresenta. Da parte mia, preferisco raccontare storie che pongano domande, che insinuino il dubbio e che spingano gli individui a maturare una propria coscienza critica, che non può certo derivare dalla semplice visione di un film, anzi.
    Non sono uno specialista, un tecnico del settore. E non ho fatto quindi un film d’inchiesta, con la pretesa di fornire risposte scientifiche allo spettatore. Mi sono documentato, con cura, certo. Ma il senso del mio film va molto al di là (e in ogni caso altrove) rispetto ad una indagine sul campo.
    Si pone delle questioni prima di tutto morali, questioni morali che non possiamo certo eludere quando affrontiamo tematiche di carattere ambientale.
    Accetto le sue opinioni riguardo “i largamente prevalenti interessi e benefici che tale importante infrastruttura porterebbe allo stesso territorio e al Paese nel suo complesso”, per quanto non possa condividerle assolutamente. Chi conosce quella realtà, chi si batte quotidianamente per cambiare lo status quo nell’area grecanica, la pensa molto spesso come me.
    Quelli che, senza argomentare, presenta come vantaggi e benefici legati all’utilizzo del carbone, sono confutati abbondantemente da persone molto più preparate e competenti di me, anche direttamente in risposta a suoi interventi, come chiunque può constatare.
    Non mi interessa entrare nella polemica. Per nulla.
    Mi sta a cuore il futuro di questo pianeta, perché è ciò che lasceremo in eredità ai nostri figli.
    E sostenere scelte energetiche sostenibili, non anacronistiche e più pulite, mi sembra qualcosa che va ben oltre la scienza e l’economia. Solo un dovere etico. Né più, né meno.
    Chiudo con una frase rubata al film e, in particolare ad un intervento di Mariagrazia Midulla: “L’età della pietra non è finita perché sono finite le pietre. Oggi rischiamo di rimanere all’età della pietra, perché ci sono persone che vogliono vendere ancora le pietre”.
    Cordiali saluti.

    Gian Luca Rossi

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