Leonardo DiCaprio, a lui l’Oscar per l’ambiente!

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Leonardo DiCaprio, a lui l’Oscar per l’ambiente! ultima modifica: 2016-01-17T08:30:46+01:00 da Emanuel Trotto
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A Leonardo DiCaprio va l’Oscar per l’ambiente. Sempre in prima linea fra campagne, filantropia e produzioni cinematografiche a lottare per un futuro migliore.

A Leonardo DiCaprio va l’Oscar per l’ambiente. Per cominciare bisogna ritornare indietro due anni: è il 2014 e agli Oscar, per la Statuetta come Miglior Film, sono in lizza fra gli altri Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallèe e The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese: Mattew McConaughey per Dallas e Leonardo DiCaprio per The Wolf sono i favoriti come Miglior Attore. Sarà McConaughey a vincere il premio alla sua prima candidatura. Evidentemente la storia di ascesa e caduta di Jordan Belfort,  interpretato da DiCaprio non era stata digerita bene, specie in periodo di crisi. E per l’attore è la quarta candidatura alla prestigiosa statuetta che manca per un soffio.

Leonardo DiCaprio in The  Wolf of Wall Street
Leonardo DiCaprio in The  Wolf of Wall Street di Martin Scorsese

Da quel momento DiCaprio, dopo l’ennesimo Oscar sfumato, divenne vittima di spietati creatori di gif animate e vignette umoristiche: cosa che, peraltro, continua tuttora senza sosta vista la sua prossima candidatura per l’interpretazione in The Revenant di Alejandro Gonzàles Iñàrritu. Nonostante tutto, però, si è guadagnato, per la sua ultima interpretazione, un meritato Golden Globe, conferitogli domenica 10 gennaio: il che rende più che ottimisti per il suo successivo traguardo. E, anche in questa occasione, l’attore non si è dimenticato di parlare a favore delle popolazioni indigene e dei loro diritti violati. Fra polemiche e sberleffi ci si dimentica che, per chi ha a cuore l’ambiente, Leonardo Di Caprio ha già vinto i suoi Oscar.

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Andiamo indietro di sette anni: nel 2007, ancora una volta alla cerimonia degli Academy, l’attore si reca al Kodak Theatre a bordo della Tesla Roadster, un’auto elettrica della quale viene presentato il prototipo. Assieme a lui c’è Davis Guggenheim, autore del film premio Oscar Miglior Documentario quell’anno, Una scomoda verità con protagonista Al Gore. Nello stesso anno la star di Titanic partecipa alla manifestazione planetaria Live Earth voluta dallo stesso Gore allo scopo di raccogliere fondi contro il riscaldamento globale.

Leonardo Di Caprio Tesla Roadster
Leonardo DiCaprio in posa davanti una Tesla Roadster, un’auto elettrica

Proprio due anni dopo il trionfo di Titanic, nel 1999, Leonardo DiCaprio decide di impegnarsi per l’ambiente al cento per cento, in seguito a numerosi viaggi che compie in tutto il mondo. Il suo sito personale si adopera in tal senso; la sua società di produzione, la Appian Way Production, finanzia e sostiene progetti cinematografici a tematica ambientalista su scala internazionale.

Fra i lavori da essa finanziati possiamo ricordare: The 11th Hour-L’undicesima ora (Leila Conners Petersen, Nadia Conners, 2007), Cowspiracy-The Sustanibility Secret (Kip Andersen, Keegan Khun, 2014) e il vincitore del 17mo Festival CinemAmbiente Virunga (Orlando von Einsiedel, 2014).

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A Leonardo DiCaprio dovrebbe andare l’Oscar per l’ambiente. Qui con Al Gore

In L’undicesima ora Leonardo DiCaprio non solo produce, ma scrive anche il commento e si mette di fronte alla macchina da presa delle Conners per esporre in maniera diretta – forse anche manicheista – i gravissimi problemi che minacciano la vita sulla Terra, dal riscaldamento globale alla deforestazione, al rischio d’estinzione di specie animali, lanciando un avvertimento: il futuro umano non è affatto roseo. Tuttavia non è solo questo, ma anche un suggerimento perché il Nostro futuro possa cambiare in meglio e, per farlo, bastano dei semplici ripensamenti delle attività umane mediante la tecnologia, ad esempio.

Leonardi DiCaprio Nazioni Unite
Leonardo DiCario con Ban Ki-moon

Con L’undicesima ora DiCaprio punta un dito contro il presente per permetterci di vivere e di far vivere le prossime generazioni in un futuro migliore. E forse il fatto di essere così diretti non è un difetto, ma anzi un pregio nell’interesse di tutti. Si tratta di un’umiltà rara nella culla dell’edonismo hollywoodiano, a cui dobbiamo (per certi versi) il consumismo sfrenato di tutto: dal cibo, all’intrattenimento, alla cultura. Il risultato è un immenso fast food dove chi si oppone viene tacciato di eccentricità e megalomania, in un gigantesco calderone egoistico.

«Il riscaldamento globale non è solo la sfida ambientale numero uno che abbiamo affrontare oggi, ma uno dei problemi più importanti di tutta l’umanità» ha ribadito più volte l’attore in diverse occasioni. «Tutti dobbiamo fare la nostra parte per aumentare la consapevolezza sul riscaldamento globale e dei problemi come popolo di fronte alla promozione di un futuro ambientale sostenibile per il nostro pianeta. […] oggi i soldi sono utili anche per l’ambiente, perché se non ci fosse il progresso economico non ci potrebbero essere progressi nel settore delle tecnologie verdi che permettono di fare qualcosa di concreto per il nostro pianeta. Io per primo mi sono impegnato e continuerò sempre più a impegnarmi».

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Se le premesse sono sempre queste – e i risultati sono la donazione di 15 milioni di dollari a ventisette organizzazioni di conservazione ambientale – chi se ne importa se l’Oscar per The Revenant, nel quale DiCaprio interpreta l’esploratore Hugh Glass che viene abbandonato dai suoi compagni dopo essere stato aggredito da un orso, lo vincesse l’orso stesso.

Nel frattempo un grosso in bocca al lupo a Leo per il prossimo 28 febbraio non glielo può togliere nessuno. Anzi all’orso!

In cima alla pagina il discorso di Leonardo DiCaprio durante la cerimonia di apertura del Summit sul Clima alle Nazioni Unite (2014).

 

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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