Planetary, il film che ci riconnette a qualcosa di più grande

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Planetary, il film che ci riconnette a qualcosa di più grande ultima modifica: 2015-10-08T08:00:00+02:00 da Sara Merlino
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Planetary è un lavoro corale, un racconto a più voci, un appello, un viaggio. Immagini spettacolari, video e testimonianze sulla storia più affascinante e coinvolgente che ci sia: quella del nostro Pianeta.

Attraverso Planetary, film a concorso a CinemAmbiente 2015,  il regista Guy Ried ci invita a guardare indietro e ripercorrere attraverso le tappe più importanti e le esperienze più emozionanti che l’uomo ha collezionato fino a oggi, il passato della Terra. O almeno, ciò che conosciamo di essa.

Planetary Tokyo
Una scena tratta dal film Planetary

Orgoglio, meraviglia, stupore, ma anche senso di piccolezza, di impotenza: siamo colti da moltissime sensazioni e oscilliamo tra diversi punti di vista. Ma tutto ci guida verso un senso di comune appartenenza al nostro pianeta; alla scoperta che tutto è connesso, in primo luogo noi stessi, la nostra specie, come tutte quello che popolano la Terra, e del nostro futuro. Facciamo tutti parte di questo piccolo, grande, straordinario Pianeta.

Planetary Bamboo Forest Kyoto
Una scena tratta dal film Planetary

Dalle straordinarie immagini della via Lattea delle missioni Apollo della NASA, ai monasteri Buddisti dell’Himalaya; dai suoni che fanno da sottofondo alle megalopoli della Terra, come Tokyo e New York alle voci narranti pacate e intimiste degli astronauti, testimoni di un punto di vista unico sul nostro Pianeta. Interventi di persone molto differenti tra loro ma tutte legate alla riscoperta dell’essere umano e del suo intimo contatto con la terra. Come Mae Jemison, la prima donna afro-americana ad andare nello spazio, l’antropologo Wade Davis, un monaco buddista tibetano della scuola Kagyu.

Planetary mette in luce la crisi globale di prospettiva in cui ci troviamo oggi. E cioè che tutto è collegato e che ogni nostra azione determina conseguenze che si ripercuotono su tutto e su tutti.

Planetary Bay Bridge SanFrancisco
Una scena tratta dal film Planetary

Campanello d’allarme, monito, racconto: questo documentario obbliga a riflettere, a ripensare a noi stessi in maniera diversa. Non come ospiti di un luogo ma come parte integrante di esso. Guy Ried è un regista pluripremiato, speaker e fotografo, specializzato in filosofia orientale, ecologia e sviluppo sostenibile. Nel 2010 ha fondato con Steve Watts Kennedy e Christoph Ferstad “Collective”, un’organizzazione creativa dedicata alla visione del mondo. Attraverso cinema, installazioni, fotografia e tecnologia cerca di raccontare la storia “dell’interdipendenza”. “Collective” crede fermamente nella potenza delle opere creative per cambiare le prospettive, la vita e, in ultima analisi, il pianeta.

Planetary Poster
Planetary Poster

Con questo spirito, Planetary verrà proiettato nella sala 1 del Cinema Massimo di Torino sabato 10 ottobre 2015 alle ore 22.

Planetary, il film che ci riconnette a qualcosa di più grande ultima modifica: 2015-10-08T08:00:00+02:00 da Sara Merlino
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Planetary, il film che ci riconnette a qualcosa di più grande ultima modifica: 2015-10-08T08:00:00+02:00 da Sara Merlino

Nata a Bra (CN) e da circa 8 anni vive e lavora a Cherasco, piccola città medievale alle porte delle Langhe, con Francesco e tre gatti. Si occupa di cultura e organizzazione di eventi gestendo un piccolo spazio nato per promuovere l'arte contemporanea sul territorio. E' convinta che la creatività sia la risorsa più preziosa; crede nel rispetto per ogni essere vivente e per l’ambiente e si impegna a dimostrarlo anche nei piccoli gesti quotidiani.

2 Commenti

  1. Ottimo articolo, agile e preciso, su un’opera che credo valga senz’altro la pena di essere vista. E, casomai l’argomento non stimolasse a sufficienza la curiosità del pubblico, ci hai pensato tu ad accendere un bel riflettore 🙂
    Grazie Sara, per la segnalazione!
    (Mi sa che ci vedremo in sala)

  2. Ho visto il film in TV da poco su FOCUS, dopo ho letto l’articolo e devo dire che nonostante il film sia stato descritto in modo encomiabile, il documentario è di una
    bellezza così profonda ed oserei dire così mistica che va assolutamente visto per provare delle emozioni che le parole non possono esprimere.

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