I popoli del grande freddo sono testimoni del clima che cambia. Saperne di più aggiungerà un po’ di fresco alla nostra estate
Fa caldo: è un dato di fatto. Impariamo dai popoli del grande freddo come refrigerarci.
Le temperature cittadine sono talmente bollenti da ricordare l’estate del 2003, tuttora considerata la più calda degli ultimi decenni. Gli esperti dicono che questa parentesi è destinata ad estinguersi presto, ma intanto in tutta Italia si guarda con preoccupazione alle temperature costantemente superiori ai 35°C.
A meno che non si possegga una camera frigorifera personale o una fornitura di ghiaccioli a vita, l’opzione migliore sembra essere la fuga al Polo Nord o, almeno, cercare di portarne un po’ a casa nostra. Come? Avvicinandosi al mondo dei popoli del grande freddo.
Sin dall’antichità queste popolazioni hanno saputo mantenere vive le proprie usanze in totale armonia con le forze naturali che li circondano, tramandando da una generazione all’altra la capacità di trarre dal clima ciò che serve per la sopravvivenza, senza mai alterarne gli equilibri e affrontando le intemperie con coraggio, calma, sorriso e rispetto: tratti distintivi della Cultura di cui fanno parte.
Tuttavia, è solo negli ultimi anni questa Sapienza millenaria ha preso coscienza di sé, riuscendo a trovare nuove vie di dialogo con il resto del mondo, spesso prevenuto e inconsapevole rispetto a queste tradizioni. La strada del confronto è ancora lunga e densa di problematiche, ma é grazie ai passi compiuti nella direzione della conoscenza che si è giunti alla costituzione dello stato indipendente di Nunavut, oggi riconosciuto come voce autorevole e indipendente, in particolare sul tema del cambiamento climatico in atto.
In questo processo culturale, gli italiani sono protagonisti. Già nel 1944 nacque a Forlì l’Istituto Geografico Polare, che si concretizzò nel 1969 nel Museo Polare di Fermo (Marche), primo del genere in Italia, e nella grande Biblioteca Polare annessa, contenente circa 3000 volumi e 16.000 riviste concernenti le tematiche artiche, e nella pubblicazione della rivista “il Polo”, che dal 1944 divulga le diverse ricerche in questo ambito.
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Per preparare la visita del museo, ideale durante le vacanze estive sulla costa adriatica, si può guardare il film “Atanarjuat il corridore“, basato su una leggenda inuit tramandata oralmente lungo i secoli, dove l’unità della comunità e il perdono sono i principi cardine della storia raccontata. La pellicola, uscita al festival di Cannes del 2011, costituisce certamente un caso cinematografico importante: è il primo film girato in lingua Inuktitut ad opera di un regista Inuit, Zacharias Kunuk.
Infine, se siete stregati dal bianco di questo mondo, leggete i libri “Dove il vento grida più forte” o “I colori del ghiaccio” dell’alpinista Robert Peroni, trasferitosi a Tasiilaq – Groenlandia – circa 40 anni fa e che oggi gestisce la Casa Rossa, un luogo di ritrovo per i giovani Inuit in cerca di un lavoro che permetta di mantenersi senza perdere le proprie tradizioni. Qui, grazie alle iniziative di turismo responsabile e dialogo interculturale – sempre nel rispetto del clima di cui si fa parte – è possibile scoprire nuove opportunità e speranze per questa cultura millenaria eppure fragilissima, schiacciata dal consumismo contemporaneo.
Così parlò Caitlyn Baikie, una studentessa Inuit di Nain, nel Nunatsiavut:
“Come Inuit, le nostre vite sono legate alla natura e per questo abbiamo un grande rispetto per la forza di Madre Natura. La terra, il mare e il clima ci definiscono culturalmente e la nostra cultura cambierà per sempre a causa dei cambiamenti che stanno avvenendo.
Non vi parlo come esperta di cambiamenti climatici ma come chi vede con i propri occhi come le persone vengono influenzate dal clima in ogni aspetto della propria vita. Ho potuto osservare che le conoscenze tradizionali degli Inuit sono in accordo con la ricerca scientifica ed è meraviglioso essere parte di questo sforzo collettivo. Collettivamente, noi Inuit contribuiamo molto poco ai fattori che causano cambiamenti climatici ma siamo sicuramente fra quelli più colpiti.”
Vale la pena mettere un po’ di fresco nella nostra estate sapendone di più.
Ringrazio Silvia Faletto per avere menzionato l’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”. Informo che dal 24 ottobre avrà luogo a Villa Vitali, Fermo (sede dell’Istituto) una mostra sul Cibo Artico, col patrocinio di EXPO 2015.
Attendiamo una sua visita…
Maria Pia Casarini
Direttore IGP Zavatti