Frigoriferi social Berlino

Frigoriferi aperti sulla cultura del cibo: in Germania si può

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Frigoriferi aperti sulla cultura del cibo: in Germania si può ultima modifica: 2015-01-16T08:30:03+01:00 da Silvia Faletto
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Frigoriferi social sempre aperti che conservano cibo a disposizione di tutti in Germania. In Italia a che punto siamo con il foodsharing?

Un luogo in cui i frigoriferi sono sempre aperti e a disposizione di tutti? Frigoriferi social per combattere la povertà e lo spreco di cibo?  Favole, penseranno molti. 

In effetti, in Italia purtroppo queste ambientazioni sono tipiche di racconti immaginari, che hanno poco a che fare con il mondo reale, solitamente poco incline alla fantasia ed alla generosità.

Eppure a Berlino la fantasia corrisponde alla realtà: infatti, è stato recentemente inaugurato il secondo frigorifero “social” aperto 24 ore su 24, in cui chiunque può depositare i propri avanzi e prendere ciò che è disponibile, contribuendo così ad evitare la produzione di spreco di cibo. Questi due frigoriferi, situati in luoghi facilmente accessibili e centrali della città – uno nei capannoni della Hausproject M29, l’altro, a Kreuzberg, sulla Wilhelm Strasse-, non sono i soli: ce ne sono molti altri situati nei negozi di alimentari dei vari quartieri, i quali, tuttavia, seguono l’orario di apertura degli esercizi.

Foodsharing Torino, quando le persone fanno la differenza

Non è necessario tesserarsi o essere abitanti della capitale per usufruirne: chiunque può depositare o prendere il cibo necessario nei frigoriferi social, senza obblighi burocratici o limitazioni, ad eccezione di alcune semplici regole. Infatti, bisogna prendere solo ciò che verrà consumato, inserire quel che si deposita in contenitori puliti – ogni frigorifero è fornito di spugnetta e sapone – e non lasciare cibo andato a male. Ciò che non viene ritirato è poi devoluto ad alcune associazioni di volontariato, che grazie a quest’iniziativa riescono a sfamare fino a 250 senza tetto ogni weekend. 

L’intenzione non è primariamente quella di aiutare i più bisognosi, bensì di creare nuove pratiche virtuose che facciano sì che non ci sia più spreco di risorse alimentari.

Infatti, grazie a questi punti di raccolta e condivisione, ormai più di 100 in tutta la città, e all’attività della comunità online nata con questo obiettivo – ad oggi conta 55.000 utenti regolari -, 180 tonnellate di cibo sono state salvate dalla discarica, di cui 72 solo da Berlino. 

Se a Berlino, secondo i dati dei promotori e delle fonti, il frigorifero aperto ed il foodsharing hanno così successo, perché non promuoverli anche nelle principali città italiane, come Milano, Roma o Torino? In verità, un tentativo è stato fatto, ma con risultati decisamente più deludenti rispetto a quelli tedeschi.

Gli Ecomori di Torino, simbolo della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare

In effetti, l’iniziativa di Foodsharing è stata ripresa da alcuni siti web, tra cui Ifoodshare, che propone a chiunque abbia eccedenza – anche ai produttori -, di condividere ciò che resta con chi ne ha più bisogno. Progetto lodevole, che tuttavia non decolla: il sito è dedicato solo ai senza tetto e ai poveri emarginati delle nostre città, escludendo così gran parte dell’utenza informata (in Germania il servizio è utilizzato soprattutto da giovani e lavoratori).

Perché queste limitazioni? In fondo, se non ritirato il cibo finirà in discarica, favorendo i processi legati al cambiamento climatico che stanno mettendo in pericolo il nostro Pianeta e mancando così ulteriormente di rispetto verso quei popoli che, invece, sono costretti a lottare contro la povertà e mancanza di risorse alimentari, ancora oggi molto più numerosi di quanto si possa pensare. Senza nulla togliere alle lodevoli iniziative  atte a contrastare la povertà del Terzo Mondo, la Germania insegna che un differente approccio porta a soluzioni virtuose.

Con EXPO2015 alle porte, la sfida per l’Italia è proprio questa: investire su un’educazione differente, che valorizzi gli aspetti positivi del territorio, puntando sulla responsabilizzazione sociale e comunitaria.

Facendo sì che l’educazione ambientale e la geografia siano veicolo di progetti nuovi e innovativi, basati sul concetto di cittadinanza partecipata e proposta, riusciremo a lasciarci alle spalle problemi burocratici e superficialità dettati dalla mancanza di condivisione, che troppo spesso limitano iniziative che, invece, potrebbero arricchire tutta la comunità di cui si fa parte.

Tutti noi abbiamo fame: di cibo, di cultura, di clima e, soprattutto, abbiamo bisogno di abbattere i nostri paletti, frutto di pregiudizi, pressapochismo e superficialità. Ricordandocelo forse la favola diventerà realtà, anche in Italia.

Frigoriferi aperti sulla cultura del cibo: in Germania si può ultima modifica: 2015-01-16T08:30:03+01:00 da Silvia Faletto
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Frigoriferi aperti sulla cultura del cibo: in Germania si può ultima modifica: 2015-01-16T08:30:03+01:00 da Silvia Faletto

25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

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