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Si fa presto a dire carta, e la deforestazione?

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Si fa presto a dire carta, e la deforestazione? ultima modifica: 2014-11-29T08:30:27+01:00 da Silvia Faletto
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La carta accompagna la quotidianità ed è ancora insostituibile, pur essendo una fondamentale causa della deforestazione. Come diminuirne l’impatto?

Ci sono azioni quotidiane che presuppongono l’utilizzo di materiali che, spesso, hanno un impatto sul clima e sull’ambiente molto alto. La carta costituisce un esempio evidente: infatti, con la sua versatilità accompagna ogni gesto quotidiano; sono di carta gli scottex e la carta igienica, quaderni e agende, buste, libri e riviste ecc. La tecnologia moderna sta sostituendo in parte l’utilizzo di questa risorsa, con strumenti che permettono di evitare l’utilizzo eccessivo di fogli, ma non ha ancora soppiantato il consumo derivato dalle operazioni più banali della nostra quotidianità. In un mondo alle prese con la deforestazione, qual è l’impatto di queste attività?

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Il consumo cartaceo procapite italiano risulta tra i più alti d’Europa: circa 200 kg, pari a 80 risme di carta a testa. In termini pratici, una famiglia di 4 persone distrugge 2 alberi l’anno. Un consumo enorme, che abbinato a quello del resto della popolazione mondiale fa sì che ogni 2 secondi venga abbattuta una foresta grande quanto un campo di calcio – dati Greenpeace. 

D’altra parte, l’industria legata alla carta italiana impiega 20.800 persone, senza contare che un mondo privo di carta, al momento, risulta impensabile. Vale quindi la pena domandarsi come apportare modifiche ecologiche in questo campo.

Tra i vari progetti in corso, occorre segnalare le iniziative di Greenpeace a favore delle foreste vergini. L’associazione ha infatti lanciato da alcuni anni la Campagna Foreste, che grazie alla sua eterogeneità è riuscita a raccogliere il consenso di tutti coloro che fanno parte della catena di distribuzione culturale, che siano consumatori, scrittori o editori.

Inoltre, da alcuni anni è attiva l’associazione FSC Italia, che attraverso il suo marchio certifica una produzione cartacea in comunione e rispettosa delle foreste e dell’ambiente in ogni sua fase. Sul sito è anche possibile trovare il database dei prodotti e distributori certificati, permettendo così di scovare quelli più vicini a casa.

Infine, la parola d’ordine risulta creatività.

Olanda, la carta igienica diventa asfalto per piste ciclabili

Alcuni giovani torinesi  hanno trovato un’idea intelligente per riutilizzare i manifesti pubblicitari ed i cartelloni che tappezzano la città: dopo averli ecologicamente trattati, vengono trasformati in comodi e colorati block notes.

Il progetto si chiama Retrofront ed è in fase di espansione, ma è già possibile trovarlo su Facebook ed aggiudicarsene uno tramite la pagina dedicata.

Scegliere e produrre in modo ecologico, insieme al riutilizzo e alla creazione di nuovi strumenti possibili, sono la chiave per frenare la deforestazione e l’inquinamento legato alla nostra quotidianità, tra le principali cause del cambiamento climatico in corso, e permettono anche di intraprendere nuove vie di sviluppo e riconversione, con evidenti vantaggi anche dal punto di vista socio – economico.

Si fa presto a dire carta, e la deforestazione? ultima modifica: 2014-11-29T08:30:27+01:00 da Silvia Faletto
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Si fa presto a dire carta, e la deforestazione? ultima modifica: 2014-11-29T08:30:27+01:00 da Silvia Faletto

25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

2 Commenti

  1. Gentile autrice dell’articolo,
    mi dispiace che comunichi notizie così inesatte, basate sui più triti luoghi comuni.
    1 – Non si usa legno di foresta vergine per fare carta (se non forse in situazioni del tutto eccezionali)
    2 – La Carta è fatta in grande maggioranza con legno di piantagione, abete e pino dai paesi con clima freddo o temperato, pino, eucalyptus e altre specie dai paesi più caldi
    3 – Una pianta di piantagione che cresce SOTTRAE CO2 all’ambiente e quindi giova alla riduzione di CO2. Quando viene utilizzata “blocca” nel prodotto fatto (in questo caso carta) il carbonio relativo. Ovviamente la vita della carta è solitamente breve, per cui quando questa viene distrutta il carbonio torna nell’ambiente. Meglio consumarte carta che molti altri prodotti. Anche il ciclo di produzione che certo non è perfetto da un punto di vista ambientale è migliore dei cicli di produzione di molti prodotti concorrenti.
    4 – Giusto risparmiare carta e incentivarne il riciclo, certo più agevole e meno inquinante della maggior parte dei prodotti concorrenti. In Europa il 70% della carta è riciclato
    5 – Non confonda i marchi di certificazione ambientale, quali il marchio FSC o altri simili, con l’impatto ambientale della carta: la grande maggioranza delle foreste europee dalle quali si estrae il legno per fare la carta è certificata FSC o con altri simili marchi. In Europa il 92% delle fabbriche di carta sono certificate

    Molti altri punti potrebbero essere sollevati. Apprezzo l’entusiasmo e la buona fede. In bocca al lupo
    Paolo Gardino

    • Gentile Paolo, grazie per il tuo contributo rispetto all’argomento. Tuttavia, per quanto le tue critiche risultino interessanti e certamente basate su ricerche approfondite, i dati da me presentati all’inizio dell’articolo sono presenti sul sito web di greenpeace e non sono frutto di triti luoghi comuni. D’altra parte, la deforestazione a scopo industriale è un grosso problema derivante dallo sviluppo della nostra società, e ritengo che un consumo più consapevole anche della carta possa certamente essere un primo passo verso il miglioramento ambientale in questo ambito. Infine, nei costi di produzione di tale materiale vanno inclusi gli sbiancanti e i prodotti industriali utilizzati per fabbricarla, di cui sarebbe interessante approfondire l’impatto.
      Inoltre, anche nel tuo commento sostieni che il riciclo sia importante: perché criticare i progetti che se ne occupano?
      Riguardo alle piantagioni, per quanto sia valida la tua critica, occorre ricordare che una foresta vergine resta un patrimonio da difendere e da privilegiare rispetto alla piantagione, che invece implica lavoro ed intervento umano sulla natura che ci circonda, ed è per questo che sottolineo l’importanza della campagna GreenPeace, senza comunque nulla togliere all’impegno dell’industria cartiera e dell’Unione Europea in tale ambito.
      Apprezzo il tuo interessamento, e ti ringrazio. Spero che, nonostante le opinioni in apparente contrasto su questo articolo, tu continui a seguirci ed a contribuire per la crescita del nostro sito web!
      mi informerò rispetto al tema che hai sollevato, spero che quel 70% possa crescere amcora di più e che il consumo di carta si abbassi e diventiamo tutti più consci dell’impatto a 360° che comportano le nostre azioni. Infine, spero che il marchio FSC e le buone pratiche possano diffondere in altre aree, magari oltre l’Unione Europea. A presto!

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