Italia che cambia

Perché cambiare si può, lo racconta un’Italia che cambia

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Perché cambiare si può, lo racconta un’Italia che cambia ultima modifica: 2014-07-25T08:01:20+02:00 da Annalisa Audino
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L’Italia del fare esiste e non è solo politica: la racconta il progetto Italia che cambia con testimonianze, video, contributi ed un vero e proprio viaggio

L’Italia del fare esiste, e non è solo politica. Si tratta dell’Italia che sceglie, lotta e cambia con le proprie forze e le sue meraviglie.

Sembra infatti che di fronte ai milioni di gufi che continuano a ripetere che c’è la crisi, che non ci sarà ripresa a breve, che non ci sono più i giovani di una volta e le mezze stagioni, ci sia un gruppo di Italiani che credono invece che il futuro è dietro l’angolo. Basta rimboccarsi le maniche e costruirselo! C’è insomma un’Italia che cambia e la racconta un progetto interessantel’Italia che cambia appunto – tramite testimonianze, video, contributi ed un vero e proprio viaggio alla ricerca della speranza in questo cambiamento.

Borgo Montedale, una borgata nel verde per cambiare vita

Il punto di partenza è stato una semplice domanda – spiega Alessandra Profilio, direttrice della rivista legata al progetto – ossia dove possiamo arrivare se i mondi legati all’eco-sociale, alle reti di economia etica e solidale, alla decrescita, all’associazionismo, alla difesa del territorio, al cambiamento degli stili di vita decidessero di mettersi insieme. In realtà non è solo una domanda, ma una vera e propria sfida. Vogliamo creare strumenti che mettano insieme tutti gli attori silenziosi di quell’Italia che esiste, ma che attualmente è invisibile dall’esterno, perché ignorata dai mass media. Vogliamo raccontare e rappresentare quei milioni di cittadini fino ad oggi esclusi dai circuiti informativi, offrendogli allo stesso tempo una serie di servizi fondamentali alla valorizzazione e alla messa in rete delle loro azioni. Siamo solo all’inizio di un percorso collettivo e possiamo gettare le basi, tutti assieme, per un cambiamento concreto di questo paese verso modelli di sviluppo più etici e sostenibili”.

italia che cambia

Il cuore del progetto è rappresentato dalla realizzazione di un portale internet da strutturare in modo che al suo interno sia inclusa una serie di sottoportali, uno per Regione da attivare per fasi graduali. Oltre a includere le aree regionali, il portale si potrà declinare in molti altri sotto-portali su base tematica.

Il sito è alimentato dagli italiani stessi. Noi abbiamo ripercorso l’italico stivale da nord a sud, da est a ovest, a bordo di un camper – spiega Daniel Tarozzi, uno degli ideatori del progetto – Siamo andati alla ricerca di tutte quelle esperienze di vita diversa, di cambiamento, di autoproduzione, di ritorno alla campagna, di politica virtuosa, di riduzione dei consumi, di riscoperta del senso della vita, di maternità, di convivialità. Lo abbiamo fatto per raccontare un paese diverso e per raccontare il nostro cambiamento, nato dall’incontro e dal confronto con le mille realtà”.

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Daniel Tarozzi, uno degli ideatori di Italia che cmbia

Che l’Italia abbia necessità, non solo voglia, di cambiare è chiaro a tutti. Lo urlano i politici neri, rossi e bianchi, lo descrivono i giornalisti, lo inneggiano i giovani. Ma sappiamo veramente cosa significa cambiare per davvero?

Il progetto cerca di spiegarlo, presentando una nazione un po’ diversa da come siamo abituati a vederla. La raccontano infatti gli italiani che hanno scelto di fare scelte radicali e impegnate: c’è chi ha detto basta al lavoro o alla politica tradizionale, chi ha deciso di lasciare la città e chi ha deciso di entrare in transizione. Si parla quindi dei “downshifter”, dei decrescenti, dei bioregionalisti, dei comuni virtuosi, dei “transizionisti”, degli ecovillaggi, degli eco-vicinati, dei co-housing, dei comitati per l’acqua pubblica, delle esperienze degli orti urbani, della permacultura, del ritorno alla campagna, del volontariato. Non è più l’Italia dei raccomandati o di chi insegue la carriera, il denaro, la crescita del Pil o dei propri biglietti da visita, ma bensì l’Italia di chi vuole vivere, nel senso più profondo del termine.

Gli ecovillaggi: le comunità del futuro

Sono partito il 9 settembre 2012 – spiega DanielNon è stato difficile organizzare, dal momento che sono anni che lavoro “in questo settore”. Sono partito senza una scadenza o un calendario preciso. Ho voluto farmi trasportare dalle esperienze, per conoscere davvero questa Italia che cambia e per vedere se sta cambiando davvero. Sono andato a trovare i singoli che vivono in modo diverso, i rappresentanti dei tanti movimenti a-partitici, i gruppi, gli imprenditori, le associazioni, le famiglie. Sono stato da loro, li ho conosciuti, li ho intervistati, ho passato del tempo con loro, senza pregiudizi, senza voler criticare o esaltare. Ho avuto centinaia di incontri e posso dirlo:  il vento del cambiamento di cui tanti parlano è già arrivato”.

Tra le realtà visitate si distinguono il gruppo Arcipelago Scec (acronimo di Solidarietà che Cammina), nato dall’unione di alcune realtà commerciali locali e votato a restituire il potere di acquisto che l’euro ha tolto e a creare un sistema di solidarietà tra imprese aderenti al circuito e famiglie, valorizzando nello stesso tempo le economie territoriali più virtuose. Tale esperienza virtuosa e in difesa dell’economia territoriale è ben descritta nel documentario “L’oro dei Folli”.

Daniela Ducato, invece, ha creato, in Sardegna, Edilana: l’impresa utilizza la lana come materiale isolante per le case, ricreando, con una ingegnerizzazione industriale all’avanguardia, il movimento del becco e del petto del pettirosso. Quello che era uno scarto è diventato così una ricchezza, il tutto eliminando inquinamento, risparmiando e generando occupazione.  In Umbria, il Centro di esperienze per l’educazione allo sviluppo sostenibile Panta Rei è nato invece dalla volontà di recuperare un’area agricola abbandonata e degradata, ma con forti potenzialità. La realizzazione del centro parte dal recupero di tre strutture zootecniche costruite negli anni ’70 e non più utilizzate dai primi anni ’90, che si trovano nel comune di Passignano sul Trasimeno. Punto nevralgico della progettazione la volontà pedagogica e formativa, l’ambizione di diventare un luogo di ricerca e sperimentazione, un luogo in cui imparare facendo: ogni elemento è stato costruito in modo che i materiali di cui è composto si possano toccare e vedere.

In una delle zone più difficili e disperate d’Italia, Scampia (Napoli), c’è infine chi ha deciso di dedicare il proprio impegno agli ultimi, ossia i rom. Alla base delle attività portate avanti dall’associazione Chi rom…chi no la riflessione sulla città come luogo di condivisione da esplorare, sulla periferia come spazio in cui stabilire relazioni significative e attivare processi pedagogici e culturali partecipati con bambini, adolescenti, adulti rom e Italiani. Il gruppo realizza inchieste audio-visive e laboratori ludico-espressivi di partecipazione attiva alla vita politica e sociale.

Gli esempi sono tanti e non si fermano certo a questi. L’Italia sta cambiando, anzi, in parte è già cambiata. Non resta che raccontarla. E, in fondo, un’Italia che cambia lo siamo anche noi, con il nostro piccolo gruppo di eHabitat per una vita ecosostenibile e a portata di serenità! Cambiate con noi, seguite il progetto!

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Perché cambiare si può, lo racconta un’Italia che cambia ultima modifica: 2014-07-25T08:01:20+02:00 da Annalisa Audino

Laureata in Culture Moderne Comparate e giornalista pubblicista, legge, scrive, ama le passeggiate in montagna, ma anche andare in moto. Visita mostre, ascolta musica e non ne ha mai abbastanza di imparare. Adora le cose fatte in casa e cerca di vivere in modo sostenibile. Attualmente è impiegata presso l'Ufficio Comunicazione di Slow Food.

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