etnobotanica paesaggio rurale

Etnobotanica, quando la biodiversità è volano di sviluppo

in Agricoltura|Biodiversità|News
Etnobotanica, quando la biodiversità è volano di sviluppo ultima modifica: 2014-07-09T08:00:08+02:00 da Sara Panarella
da

Etnobotanica, la biodiversità vegetale sta scomparendo mentre proprio la sua ricchezza può diventare un valido aiuto per uno sviluppo rurale sostenibile

Ho già parlato in precedenza del Convegno “Etnobotanica tra passato e futuro quale risorsa per uno sviluppo sostenibile“ che ha avuto luogo lo scorso 28 maggio a Milano. In quel post non ero riuscita a raccontare di un intervento tenuto dal Prof. Fabio Taffetani dell’Università Politecnica delle Marche,  “Motivazioni e problematiche di tipo naturalistico e ambientale per affrontare uno studio etnobotanico”. Perno del discorso il concetto di biodiversità che dal dopoguerra ad oggi sta via via scomparendo soprattutto per quanto riguarda le specie vegetali, ma non solo. 

Etnobotanica: lo sviluppo sostenibile tra passato e futuro

Le cause sono da imputare sia alla monopolizzazione del mercato delle sementi (problematica che si unisce alla questione degli OGM, Organismi Geneticamente Modificati) sia all’uso della chimica in agricoltura da parte di alcune multinazionali, pratica estesa a livello mondiale. Cosa vuol dire? Vuol dire che l’uso dei diserbanti ha prodotto un’importante perdita di varietà vegetali. Ad esempio sono quasi completamente scomparse le piante che per secoli avevano accompagnato la coltivazione dei cereali – ricordiamo ancora i fiordalisi? – lasciando il posto a campi assolutamente omogenei e “privi di impurità”. Sempre l’uso dei diserbanti è responsabile anche di un impoverimento di vegetali tradizionalmente presenti nelle zone rurali a ridosso dei campi coltivati, ad esempio lungo i fossi ai margini delle strade o lungo le vie d’acqua e nelle stradine sterrate.

L’aumentata mortalità delle api dovuta all’inquinamento delle zone agricole, soprattutto quelle sottoposte a colture intensive, ne è un indice ben esplicativo, così come spiegato in un nostro precedente post. Anche la vegetazione delle aie delle case, tradizionalmente usata in molteplici occasioni, dal consumo alimentare alla pratica tintoria, dall’utilizzo ludico a quello officinale ed altro, si sta impoverendo. E se in questo caso non è il diserbo la causa immediatamente responsabile di questo impoverimento, lo è però la quasi nulla conoscenza di quale enorme patrimonio sia anche quella vegetazione, frutto della cultura locale e dall’ambiente, un habitat prodotto da secoli di utilizzazione e di stretto rapporto con l’attività di produzione agricola. La campagna si spopola, l’agricoltura diventa intensiva e con i diserbanti si omologa il territorio, impoverendolo. 

Proprio per questo lo studio della vegetazione con il metodo fitosociologico è stato adottato dalla Comunità Europea come mezzo ufficiale per l’identificazione e la descrizione di habitat meritevoli di protezione ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, chiamata anche Direttiva Habitat volta a “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato”.

Sempre durante quest’intervento il Prof. Taffetani ha fatto riferimento alla Pac, Politica Agricola Comunitaria, che ha preso avvio dal primo gennaio di quest’anno. La Pac precedente, nonostante il riconoscimento del fondamentale ruolo dell’agricoltura per il mantenimento della biodiversità, non ha rallentato la perdita di quest’ultima, e ciò vale sia per l’Italia sia per l’Europa. La nuova Pac riprende la questione ponendo tra i suoi obiettivi strategici: una produzione alimentare sostenibile, una gestione sostenibile delle risorse e uno sviluppo territoriale equilibrato per valorizzare le aree rurali.  Usando le parole del Prof. Taffetani: “La conservazione della natura non solo non coincide con la non interferenza delle attività umane, ma al contrario spesso dipende strettamente dal mantenimento delle attività tradizionali che nel tempo hanno garantito e determinato alti livelli di eco e bio diversità”.

contadino con coppia di buoi
Giuseppe Mazzotti, Contadino con coppia di buoi, anni ’50 – FAST Fondo G. Mazzotti

Via quindi al sostegno alle High Natural Value Farmlands (HNV), aree agricole ad alto valore naturale cioè sostenibili. Si tratta di coltivazioni e allevamenti non intensivi che hanno contribuito al mantenimento di un buon livello di biodiversità. In Europa queste aree agricole ad Alto Valore Naturale coprono circa 6 milioni di ettari, il 32% della superficie agricola totale. In questo contesto l’etnobotanica si pone veramente come una risorsa da utilizzare per conoscere, rivalutare e mettere in atto modelli di vita più rispettosi di noi e dell’ambiente in cui viviamo.

Nel frattempo l’Italia è all’inizio del semestre di presidenza dell’Unione Europea, semestre che secondo il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti sarà guidato da un’attenzione prevalente per l’ambiente e le sue possibilità. “Al centro del semestre europeo deve esserci la crescita e l’occupazione, e l’ambiente è il miglior strumento per crearle” questo è quanto dichiarato dal Ministro ieri mattina presentando alla stampa estera i punti principali del programma italiano. Questo legame tra occupazione e sostenibilità ambientale merita di essere seguito.

Politica Agricola Comune: verso la riforma post 2020

A proposito va segnalata la proposta di legge “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria”, obiettivo prioritario proprio all’interno della Pac, perché proprio la biodiversità può diventare volano di sviluppo per una filiera agroalimentare di qualità.

Sul fronte agricoltura invece il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha espresso la volontà di ridare agli Stati il compito di scegliere se coltivare OGM o meno e per l’Italia la direzione verso cui si andrà sarà il divieto di utilizzarli.

Etnobotanica, quando la biodiversità è volano di sviluppo ultima modifica: 2014-07-09T08:00:08+02:00 da Sara Panarella
Tags:
Etnobotanica, quando la biodiversità è volano di sviluppo ultima modifica: 2014-07-09T08:00:08+02:00 da Sara Panarella

Vive a Torino, bibliotecaria. Si laurea in Filosofia interessandosi di bambini e multiculturalità e si avvicina alla psicoanalisi e alla cura del pensiero. Ha poi quattro bimbi e un cane che insieme a tanta effervescenza aggiungono interessi nuovi, maggior attenzione per l’ambiente e gli antichi mestieri e saperi, lavorazione dell’argilla, uncinetto, raccolta e utilizzo delle erbe. Una moderna “Strega in famiglia”!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Agricoltura

Go to Top