Quattro chiacchiere con Isabella Pratesi del WWF

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Quattro chiacchiere con Isabella Pratesi del WWF ultima modifica: 2014-06-07T08:00:57+02:00 da Silvia Faletto
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Un’intervista a Isabella Pratesi, direttore WWF per la conservazione internazionale in occasione della presentazione del documentario Virunga a Torino.

In occasione di CinemAmbiente 2014, abbiamo contattato Isabella Pratesi, direttore della Conservazione Internazionale del WWF, che ha accettato con piacere e disponibilità di rispondere ad alcune domande inerenti alla manifestazione appena  conclusasi a Torino.

isabella pratesi a Cinemambiente.
Isabella Pratesi di WWF Italia a CinemAmbiente.

A CinemAmbiente 2014 è stato presentato il documentario Virunga, che racconta le vicende del parco in cui gli ultimi 800 gorilla di montagna trovano ancora rifugio. Purtroppo, la guerra civile in corso e gli interessi petroliferi della multinazionale SOCO mettono a repentaglio loro e la popolazione locale. Ad oggi, com’è la situazione nel Congo orientale e, in particolare, nel parco nazionale?

“Al momento la situazione è molto difficile. È un territorio che con grande fatica stava cercando di voltare pagina per lasciarsi alle spalle la più grande tragedia umana, in termini di vittime e di sofferenze, dopo la seconda guerra mondiale. Proprio qui la guerra, la fame, le malattie hanno in pochi anni sterminato più di 5 milioni di persone. Il parco nazionale è stato ed è una delle poche luci nella tenebra della disperazione per le comunità del Congo orientale. Costituisce la dimostrazione che può esistere un’alternativa alla guerra e all’ instabilità, ed è un’alternativa che, proteggendo le meraviglie e le risorse naturali del Congo, può dare un futuro sostenibile a centinaia di famiglie. Il parco, sino ad oggi, ha fatto moltissimo: ha portato l’energia, ha aperto scuole, ospedali, ha creato economie sostenibili legate al turismo e all’ utilizzo intelligente delle risorse naturali. Purtroppo, il timore che questo difficile percorso possa essere annientato dagli interessi del petrolio è enorme. Petrolio che, nel parco, significa distruzione della biodiversità, significa instabilità e conflitti, significa beneficio per pochi e disperazione per tanti. Significa anche mettere a rischio la vita degli ultimi gorilla di montagna che ci vivono”.

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Dopo la presentazione del documentario, e grazie alla campagna del WWFper la salvaguardia della regione, quali sono state le risposte istituzionali, se ci sono state? Quali sono la azioni più efficaci da intraprendere, secondo lei? E la risposta del pubblico? 

La campagna del WWF – e in particolare l’adesione di centinaia di migliaia di persone che vogliono difendere il parco nazionale del Virunga – ha già portato importanti risultati: la compagnia Total, che aveva comprato alcune delle concessioni per l’esplorazione petrolifera all’ interno del parco, ha dichiarato – dopo un lungo lavoro di pressione del WWF – che non vi entrerà dentro.

Hanno aderito alla campagna internazionale a difesa del parco, chiedendo alla Soco (compagnia petrolifera di bandiera britannica) di rispettare questa cruciale area protetta, governi e istituzioni tra cui Unione Europea, UNEP, il Governo inglese, il Premio Nobel Desmond Tutu, e tanti altri. 

La risposta del pubblico è stata come sempre eccezionale: ad oggi ben 725.000 persone hanno firmato la petizione a difesa del parco nazionale del Virunga lanciata dal WWF. Siamo sicuri che con il documentario, prodotto proprio dal parco, la risposta sarà ancora più forte e diffusa in tutti i paesi dove arriveranno le meravigliose immagini

il WWF contro le trivellazioni nel parco Virunga
Il WWF contro le trivellazioni nel parco Virunga

Nel film, si vede un trentenne europeo con idee “molto chiare” riguardo allo sfruttamento delle risorse ed al ruolo che l’uomo bianco deve avere in Africa. Secondo lei, quanto tali idee sono diffuse tra i giovani europei? E come li si può rendere maggiormente consapevoli della portata delle loro azioni?

“Io penso che i giovani siano assolutamente convinti e consapevoli del valore della natura e di quanto il nostro futuro dipenda dalla protezione del pianeta, incluso di quei luoghi che possono sembrare lontani dalla nostra vita quotidiana, ma che devono essere salvaguardati per queste e per le generazioni che verranno. Chi avrebbe il coraggio di dire ai nostri nipoti che il petrolio ha consentito lo sterminio degli ultimi gorilla di montagna?

Non escludo, però, che personaggi come quello intervistato nel documentario esistano: sono il frutto drammatico di quello che gli interessi, l’arroganza, la speranza di arricchimento facile e illegale può produrre in un essere umano. Purtroppo, questa è la cultura che alcune grandi multinazionali esportano in luoghi vulnerabili e delicati come il Congo. 

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Speriamo che le immagini del documentario riescano a creare ancora più consapevolezza e voglia nei giovani di battersi contro questi tipi di soprusi. Le immagini sono oggi uno strumento cruciale per renderci più consapevoli e per richiamarci all’azione, che passa anche attraverso l’adesione alla petizione che può essere sottoscritta a questo indirizzo.

Durante il festival, le sale del cinema Massimo sono sempre state stracolme, al punto che è capitato di dover escludere alcuni dalla visione dei film proposti. Eppure, Torino continua ad essere una città con molte differenze, già a partire dal quartiere in cui si vive (in Crocetta la raccolta differenziata è una pratica ovvia, a Porta Palazzo, invece, non se ne parla nemmeno). Come si può fare sì che manifestazioni come Cinemambiente abbiano un maggiore impatto sulla vita cittadina? Quali sono le pratiche che ogni cittadino dovrebbe imparare ed i canali migliori per trasmetterle? Cosa fa il WWF in questo ambito?

“Dobbiamo dire innanzitutto che i cittadini torinesi (con le solite ovvie eccezioni) sono molto sensibili al tema dell’ambiente, e Torino come città ha sicuramente raggiunto degli importanti risultati in tema di sostenibilità.

La vera strategia per riportare l’ambiente e la sostenibilità delle nostre vite è quella di coinvolgere in tutti i modi i luoghi dove le persone crescono, imparano e si preparano alla vita: le scuole e l’universitàGli studenti devono diventare i veri alleati del Pianeta e della sostenibilità. L’amministrazione deve quindi coinvolgerli nello studiare soluzione e buone pratiche, strategie e prescrizioni. L’educazione ambientale è da sempre un pallino del WWF: oggi però deve diventare un tema e una sfida in cui si cimentino tutte le amministrazioni e tutti i portatori di interesse“.

Quali sono le campagne che il WWF sta portando avanti in questi mesi e come ci si può attivare e aderire? 

“In questi mesi, il WWF sta portando avanti la campagna per la difesa del parco nazionale del VIRUNGA, motivo che ci ha portato ancora una volta al festival CinemAmbiente di Torino. Guardare, ascoltare, aumentare la propria consapevolezza è quello che possiamo e dobbiamo fare tutti. 

Il passo successivo che chiediamo a tutti di fare è quello di diventare protagonisti, mettere il proprio nome a sostegno della petizione per il parco, oppure sostenerci diventando un socio attivo e impegnato“.

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In questo periodo di crisi, a volte l’attenzione verso i temi ambientali diventa una questione marginale, considerata come uno spreco di tempo o un’attività di svago. Manca, invece, la visione dell’opportunità che questo campo può offrire. Come si può collaborare con il WWF? Quali sono le posizioni ricercate e le qualità valorizzate? 

“Purtroppo in un periodo di crisi come questo diventa difficile anche per un’associazione come il WWF – basata sull’ utilizzo delle migliori competenze e conoscenze – offrire nuove opportunità. Tuttavia, la forza della nostra organizzazione è quella di essere un network di uffici che operano e lavorano in tutto il mondo. Se si è disposti a muoversi e a viaggiare, è possibile trovare opportunità visitando il sito del WWF internazionale“.

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25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

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