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5 buoni motivi per scegliere il bed-sharing

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5 buoni motivi per scegliere il bed-sharing ultima modifica: 2014-05-29T08:30:00+02:00 da Elena Broggi
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Il tema del sonno del bambino è da sempre argomento dibattuto e controverso, spesso influenzato da abitudini e convenzioni sociali che “guidano” i neo genitori nelle loro scelte.

Per cercare di fare chiarezza tra le tante teorie sui metodi per far dormire i bambini abbiamo intervistato Laura Carbonati, psicologa, esperta in fisiologia e psicologia perinatale e vicepresidente dell’Associazione Scientifica Italiana di Psicologia Perinatale.

ASIPP è impegnata nella diffusione di una cultura scientifica in tema di perinatalità: anche il tema del sonno dei bambini è centrale nella vostra divulgazione?

Il tema del sonno è uno dei temi che ASIPP sta approfondendo con l’obiettivo di diffondere un sapere scientificamente corretto. E’ un tema controverso e i metodi che vengono proposti (e a volte imposti) ai genitori spesso si contraddicono.

Laura Carbonati
Laura Carbonati

Quali sono oggi le teorie maggiormente diffuse per quanto concerne il sonno del bambino?

Semplificando la controversia, esistono principalmente due approcci teorici differenti ed opposti. Il primo sostiene l’importanza che il neonato debba imparare fin da subito a dormire da solo, nella sua culletta, e, per alcuni, anche nella propria stanza fin dal primo giorno al rientro dall’ospedale. Generalmente questo tipo di pensiero si fonda sul presupposto che il bambino debba diventare il prima possibile autonomo e che il dormire insieme favorisca, al contrario, una dipendenza protratta e poco sana nei confronti delle figure genitoriali.

Il secondo approccio promuove il sonno condiviso, conosciuto anche con il termine “co-sleeping”, come risposta al bisogno del piccolo di contatto fisico con i genitori ed in particolare la madre, anche durante la notte. Nei primi nove mesi di vita si parla, infatti, di esogestazione. Il cucciolo d’uomo, a differenza dei cuccioli di altri mammiferi, nasce ancora immaturo, ed ha un forte bisogno di ritrovare quello stato di unione con la mamma che lo ha accompagnato per ben nove mesi. Questo è fondamentale per il suo sviluppo fisico ed emotivo.

Cosa si intende quando sentiamo parlare di co-sleeping?

Come accennato in precedenza per co-sleeping si intende la condivisione del sonno, anche notturno, con il proprio bambino. Si tratta di una modalità di accudimento che prevede la vicinanza fisica di genitore e figlio. Essa può avvenire in diversi modi: nella stessa stanza ma su superfici differenti (genitore nel lettone, bambino nella culla) oppure nello stesso letto, in questo caso si parla di co-bedding. Alcuni genitori utilizzano il cosiddetto “side-bed”, ovvero un lettino agganciato al lettone, con le sbarre su tre lati, in modo tale che diventi una sorta di prolungamento del letto dove il piccolo può dormire in tutta sicurezza a fianco solitamente della mamma.

bed-sharing benefici

Esistono studi scientifici a sostegno di queste diverse tesi?

Ad oggi esistono diverse ricerche scientifiche che confermano i benefici della condivisione del sonno nella stessa stanza ed anche nello stesso letto. L’antropologo James McKenna nel suo “Laboratorio del sonno Materno Infantile” (Università di Notre-Dame, Indiana), ha osservato coppie mamma-figlio durante le ore del riposo notturno ed ha individuato cinque buoni motivi a favore del bed-sharing (condivisione del letto):

  • I bambini piangono di meno, perché trovano rassicurazione dalla vicinanza fisica del proprio genitore (tocco, calore, odore, movimento, seno materno).

  • Il contatto fisico con la madre favorisce la regolazione della temperatura corporea del piccolo che ancora non è in grado di autoregolarsi.

  • La vicinanza fisica tra mamma e bambino aumenta il numero di risvegli durante la notte e questo non solo facilita l’allattamento al seno a richiesta, ma riduce il rischio di SIDS (Sindrome della morte improvvisa del lattante) del 50%. Il respiro materno agisce infatti come una specie di metronomo e ricorda al neonato di respirare.

  • Aiuta il bambino a regolarizzare il suo battito cardiaco;

  • Aiuta il bambino a regolarizzare il suo ritmo respiratorio.

bimbo ch dorme

McKenna indica poi alcuni accorgimenti fondamentali per condividere il letto con il proprio bambino, ricordando che diventa pericoloso nella misura in cui uno o entrambi i genitori sono obesi, fumano, fanno abuso di alcool, assumono psicofarmaci; anche la struttura del letto, il materasso ed i piumoni possono essere rischiosi, così come la presenza di animali domestici in casa. Invitiamo tutti i genitori che desiderano dormire con il proprio bambino a leggere accuratamente ed attenersi alle indicazioni di UNICEF riguardo al sonno sicuro.

Esistono alcune ricerche scientifiche che hanno rilevato una diminuzione del rischio di SIDS del 50% quando i genitori condividono con il figlio la stessa stanza. Il rischio aumenta notevolmente sia quando il bambino dorme da solo nella sua cameretta, sia quando condivide lo stesso letto dei genitori (da qui urge diffondere le precauzioni suggerite da McKenna e UNICEF). Per questo motivo l’Accademia Americana di Pediatria e la Croce Rossa Italiana caldeggiano il side–bed e la condivisione della stanza ma non della stessa superficie. La questione non è qui psicologica, ma prettamente medica.

Attualmente non esiste nessuno studio scientifico a sostegno delle teorie che consigliano ai genitori di far dormire fin da subito il proprio bambino da solo nella propria cameretta.

bed-sharing

Alla luce di tutto questo, qual è il pensiero di ASIPP?

ASIPP si propone di conciliare i risultati delle più autorevoli ricerche scientifiche in merito alla fisiologia del sonno, con i paradigmi psicologici. Non possiamo quindi ignorare i benefici individuati da McKenna, ma nemmeno dimenticare che il bambino diventerà sempre più indipendente dai suoi genitori se essi glielo permetteranno. Nei primi mesi di vita concordiamo sul fatto che il piccolo abbia bisogno di vicinanza fisica e contatto, anche pelle a pelle, affinché gradualmente si ambienti al nuovo mondo che sta scoprendo, maturando contemporaneamente le proprie abilità fisiche, cognitive ed emotive. Non riteniamo che per crescere bene tutti i bambini debbano condividere il letto con i propri genitori e che chi non lo fa possa causare danni o debba essere considerato un “genitore di serie B”. Sono tanti i fattori che influenzano la crescita di un bambino e non si può quindi ridurre tutto ad una questione di sonno o di allattamento. Ciò che ASIPP intende promuovere è la qualità della relazione genitori-figli. Un genitore che risponde prontamente ai segnali del bambino, permette il soddisfacimento dei bisogni primari del bambino stesso e favorisce l’instaurarsi di una buona relazione di attaccamento ponendo le basi per una crescita sana. Da un punto di vista operativo ASIPP fa riferimento alle indicazioni in merito al “sonno sicuro” di UNICEF. Quest’ultimo si pone in accordo con l’Accademia Americana di Pediatria ed aggiunge, per i genitori che decidono di condividere il letto, l’elenco degli accorgimenti indicati da McKenna.

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Biologa, educatrice ambientale ed attualmente educatrice prima infanzia, si specializza in Food and Green Education all'Alta Scuola per l'Ambiente. Nelle sue professioni, apparentemente con poco in comune tra loro, ha trovato il modo di unire le sue passioni più grandi: l'ambiente, l'infanzia e la sostenibilità. Di giorno educatrice al nido e di sera tiene corsi di autoproduzione di cosmesi. Vive in un paesino di campagna e nella sua testa il mondo perfetto è quello delle 3 C: consapevolezza, condivisione e comunicazione

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