Virunga, il parco africano dei gorilla e del petrolio diventa un documentario

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Virunga, il parco africano dei gorilla e del petrolio diventa un documentario ultima modifica: 2014-05-19T08:00:28+02:00 da Silvia Musso
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Virunga è il documentario di Orlando von Einsiede dedicato all’omonimo parco africano patrimonio dell’umanità dell’Unesco, rifugio dei gorilla di montagna.

Nel cuore dell’Africa, nelle foreste della parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, in una zona devastata dalla guerra, un parco e i suoi abitanti sono minacciati da interessi politici ed economici.

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È il parco nazionale del Virunga. Fondato nel 1925, patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1979, con i suoi ottomila chilometri quadrati, il Virunga ospita oltre 3.000 diverse specie di animali e molti degli ultimi 880 gorilla di montagna esistenti, in serio pericolo di estinzione.

Al Virunga è dedicato il documentario omonimo di Orlando von Einsiedel (Regno Unito, 2014) in concorso a Cinemambiente 2014 per la categoria “Documentari internazionali”.

Protagonisti di “Virunga” sono i ranger, tra cui un ex bambino soldato, un badante di gorilla orfani e un’ambientalista Belga, che cercano di preservare il parco e difenderlo dagli interessi di compagnie petrolifere e milizie armate attirate dalle risorse naturali dell’area. Quando il gruppo ribelle M23, di recente formazione, dichiara guerra nel maggio 2012, un nuovo conflitto minaccia la vita e la stabilità di tutti gli esseri viventi, animali, piante e persone.

E questo è messo bene in evidenza nei 97 minuti di durata del documentario in cui si viene continuamente sbalzati da immagini di una bellezza mozzafiato e paesaggi incantati alla brutalità della guerra, dei conflitti e degli interessi economici, questi ultimi legati soprattutto all’estrazione del petrolio di cui il parco è ricco.

Immagini di gorilla che giocano e sembrano addirittura ridere delle coccole scambiate con i rangers vengono subito drammaticamente controbilanciate da scene di gorilla che scappano terrorizzati nel sentire scoppi di arma da fuoco.

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Come e con gli animali, anche le persone sono vittime: non possono non toccare le urla strazianti di bambini costretti ad abbandonare i loro villaggi insieme alle loro famiglie.

Ecco che la cornice suggestiva di quest’area diventa, quindi, il simbolo di soprusi ambientali e sociali dettati da una visione distorta di sviluppo che non rispetta persone e cose e che guarda solamente al profitto di pochi.

E pensare che secondo quanto emerge da un rapporto pubblicato meno di un anno fa dal WWF, il Virunga potrebbe valere 1,1 miliardi di dollari all’anno se venisse sfruttato in modo sostenibile, piuttosto che essere dedicato all’estrazione di petrolio potenzialmente dannoso.

“Il Virunga rappresenta una risorsa preziosa per la Repubblica Democratica del Congo e contribuisce al patrimonio dell’Africa come parco più antico e più ricco di biodiversità del continente”, si legge nel rapporto. “I piani di esplorazione e di sfruttamento delle riserve petrolifere mettono il valore del Virunga a serio rischio».

Il WWF è in prima linea nella difesa di questo patrimonio e lo scorso giugno ha chiesto l’annullamento di tutti i permessi di esplorazione di petrolio nel Virunga appellandosi ai titolari delle concessioni come la Total SA e la Soco International PLC affinché non avviino l’esplorazione in queste zone.

La Total si è impegnata a rispettare l’attuale confine del Virunga. La britannica Soco è invece rimasta l’unica compagnia petrolifra con piani di esplorazione all’interno del parco.

Ed è notizia di questi ultimi giorni che minacce di morte sono state rivolte al personale del WWF a seguito delle dichiarazioni secondo cui le operazioni della Soco nel parco della Repubblica democratica del Congo mettono a rischio la sopravvivenza di migliaia di persone e potrebbero portare a inquinamento atmosferico, malattie polmonari, contaminazione delle acque, ingresso di specie invasive e alla perdita di habitat nel fragile ecosistema del parco.

Le ricche risorse naturali del Virunga devono essere a disposizione del popolo congolese, e non rapinate dalle multinazionali e dai cercatori di petrolio stranieri“, ha detto Isabella Pratesi Direttrice del Programma Conservazione WWF Italia. “Il futuro e il riscatto di questo Paese che è stato teatro di uno dei conflitti più drammatici degli ultimi decenni con più di 4 milioni di morti dipende dallo sviluppo economico sostenibile e duraturo alimentato dalle proprie risorse naturali. Le condizioni di vita di oltre 50.000 persone dipendono dalla conservazione e dall’economia verde creata dal Parco” .

La nostra vita dipende dal parco – affermano, infatti, i rangers – Il nostro desiderio è che resti immortale“.

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Un documentario intenso, da non perdere sia dal punto di vista del contenuto, per i suoi risvolti sociali ed ambientali, sia dal punto di vista più squisitamente cinematografico per la suggestione delle immagini e degli scorci su uno dei parchi meno conosciuti e più affascinanti del nostro pianeta.

Vi invitiamo a vedere il documentario in programmazione a CinemAmbiente e aspettiamo le vostre impressioni. L’hashtag del festival è #CA17.

Virunga, il parco africano dei gorilla e del petrolio diventa un documentario ultima modifica: 2014-05-19T08:00:28+02:00 da Silvia Musso
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Una laurea in Antropologia Culturale all'Università Ca' Foscari di Venezia, e un Master in Sviluppo Sostenibile e Promozione del Territorio. Alla guida di AICA (Associazione Internazionale Comunicazione Ambientale) ha portato in Italia la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, coordinandone le prime due edizioni. Giornalista, non solo in campo ambientale ma anche sociale, da quando è diventata mamma del piccolo Ettore è sempre più attenta alla sua impronta ecologica e anche a quella di tutta la famiglia. Convinta dal marito, si è trasferita a Tonco, un piccolo comune nelle colline del Monferrato, dove sta imparando a fare l'orto e ad allevare oche e galline. Per Econote.it cura la seguitissima rubrica “Mamme&Papà green” in cui parla di natura e di bimbi.

1 Commento

  1. Virunga sarà il documentario che aprirà il festival, sabato 31 maggio 2014 alle ore 20.30 al Cinema Massimo, via Verdi 18, Torino.

    Replica il 1 giugno alle 21 al Piccolo Cinema di via Cavagnolo 7, Torino

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