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Un albero per ogni neonato, la retorica normativa rimasta lettera morta

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Un albero per ogni neonato, la retorica normativa rimasta lettera morta ultima modifica: 2014-03-30T08:00:02+02:00 da Giovanni Ibello
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Un albero per ogni neonato. Napoli ci ha provato. A più di un anno di distanza dalla legge alle nuove nascite non corrispondono gli alberelli

Terzani diede loro gli occhi: voleva che i nipotini sapessero della vita che esulta anche quando sembra tutto fermo. Così nei boschi di Orsigna gli alberi guardano gli uomini e il fruscio delle foglie sbatacchiate dal vento è un codice segretissimo e inascoltato. Siamo sordi e distesi ad annusarci il culo, a circuire e profittare di alterne fortune. Forse è questo il tempo di tornare all’incoscienza del feto, alla sapienza di un abbraccio che ama senza sapere di esserne in grado. C’è come un assillo dolcissimo nei colori delle piante, e un delirio chimico si compie in silenzio, mentre i jet sfrecciano dal Giappone al Sudamerica.

Turtle House, la memoria e il cemento

E la tecnologia azzera le distanze e noi non ci tocchiamo più, ci riempiano gli occhi di pixel, desideriamo i corpi nel modo più vile. Siamo stanchi e destinati a morire con la scia azzurra del led che sfuma nelle gore di un pianto. Gli alberi sono importanti. Erri De Luca ne fa una questione etica per uno scrittore che deve piantare almeno un albero.

Alberi che camminano, viaggio alle radici della natura umana

“Uno scrittore costa legno – dice Erri de Luca – costa polpa da cui produrre carta. Ogni storia pubblicata ha la prefazione scritta da una motosega. Le pagine sono state foglie (…) Uno scrittore deve rimborsare il mondo con degli alberi”.

L’albero della vita esiste, ha circa 400 anni e si trova nel deserto

Napoli ci ha provato. Un albero per ogni neonato. È quanto prescrive una legge del 10 gennaio 2013. Peccato che a più di un anno di distanza, all’incedere delle nascite non rispondano gli alberelli che avrebbero vigilato sul percorso di crescita delle nuove generazioni. Mancanza di fondi per una legge che si risolve in vuota retorica, una norma “di costume” priva di efficacia cogente. Eppure in questo tempo infame, uno specchio d’ombra avrebbe salvato i nostri figli dal braciere venefico della città. Avrebbe segnato la nuova generazione.

Giovani uomini che decidono del futuro sotto le fronde sicure di alberi che portano inciso il loro stesso nome. Quella di domani poteva essere la generazione dei nati nel tempo di una necessaria restaurazione ambientale: nessuna certezza, eccetto le proprie radici.

Un albero per ogni neonato, la retorica normativa rimasta lettera morta ultima modifica: 2014-03-30T08:00:02+02:00 da Giovanni Ibello
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Un albero per ogni neonato, la retorica normativa rimasta lettera morta ultima modifica: 2014-03-30T08:00:02+02:00 da Giovanni Ibello

Napoletano di 25 anni, giornalista pubblicista da due, e tesista in Diritto Ecclesiastico alla Federico II di Napoli. Ha sempre lavorato come cronista in veste di inviato, redattore ed editorialista in materia di sport, ambiente, arte e letteratura. Leggere è la sua passione più grande, scrivere invece è un bisogno primario volto a saziare le sue necessità di ricerca, in bilico tra l’armonia e la vacuità dell’esistere. Alcuni dei suoi scritti sono stati pubblicati su diverse riviste letterarie come LPELS (la poesia e lo spirito) e Larecherche, che – nella fattispecie - ha selezionato un suo racconto per l’e-book “Rivista, i migliori contributi dal 2007 al 2013”. La rivista letteraria “Carte Sensibili” ha pubblicato un suo saggio di approfondimento sulla poesia di Giovanna Bemporad. Utilizza uno spazio personale “Le parole di Grace”, senza particolari ambizioni, ma col solo fine di raccogliere e condividere pensieri, poesie e racconti degli autori che preferisce. Odia la coerenza ma è servo della bellezza, intesa come missione sacra più che bagliore edonistico. Detesta gli ombrelli.

1 Commento

  1. Che tristezza sapere che per mancanza di fondi non si possano piantare alberi per ogni bambino nato,bisognerebbe comunque trovarli i fondi per questa giusta causa,comune di Napoli datti da fare e cerca i fondi!!!!!!!!se volete lì trovate,basta volere

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